I complottisti e i complottismi sono dovunque. Basta farsi un giro sui social per capire quanto il fenomeno sia diffuso. E nessuno ne è immune. Anche gli scienziati, i politici, i grandi pensatori, talvolta, si lasciano prendere la mano… Lo abbiamo percepito chiaramente a proposito della pandemia e poi con lo scoppio della guerra in Ucraina. Gli psicologi dicono che la mente cede facilmente ai complottismi, ovvero alle distorsioni cognitive.
Le credenze cospirazioniste e complottiste che immaginano trame segrete dietro ogni fatto storico o nuovo problema sociale nascono da un’abitudine mentale molto diffusa. Un processo cognitivo che ha a che fare con la pigrizia, l’emotività e con la distorsione prospettica.
Complottismi e distorsioni cognitive
Il complottismo è cattiva abitudine quotidiana che riguarda tutti. Anche se non ce ne accorgiamo, tutti cediamo a scorciatoie mentali e a semplificazioni del pensiero. Cerchiamo di spiegarci quello che non capiamo o non vogliamo affrontare chiamando in causa nemici occulti, complotti e trame ordite alle nostre spalle. L’idea di complotto ci stimola e ci affascina perché fa leva su nostre paure ancestrali. Possiamo affermare che il nostro cervello cade di frequente in trappole concettuali. In psicologia vengono dette distorsioni cognitive.
La distorsione cognitiva è nient’altro che un errore del ragionamento, una fallacia. Sorge come un meccanismo automatico, allorquando non approfondiamo razionalmente dei dati. In questo modo leggiamo le situazioni e i contenuti in modo estremo, senza oggettività. Ragioniamo di pancia. E ciò ci porta a semplificare e a eliminare tutte le sfumature della ragione. Quando si attivano questi pensieri automatici, di solito i dati vengono controllati dalla nostra emotività.
E le emozioni più forti sono sempre quelle negative. Cioè l’ansia, la tristezza, la paranoia, la rabbia, la vergogna. Dipende dalla nostra evoluzione: siamo venuti su paranoici. Gli uomini primitivi che si spaventavano a ogni minimo rumore sono sopravvissuti… I meno pavidi e preoccupati, invece, sono andati incontro alla morte. Ora la cultura dovrebbe emanciparci da quelle paure… Ma non ci riesce.
Un recente studio dell’Università di Basilea ha dimostrato che più del 30% delle persone crede almeno parzialmente a una teoria del complotto legata alla pandemia da Covid-19. Pensa cioè che la pandemia sia un’invenzione, che i vaccini facciano male o che il Governo voglia controllarci attraverso l’obbligo vaccinale.
La storia del complottismo
Nonostante questo fenomeno sembri un prodotto contemporaneo, legato a internet e alla disinformazione, il complottismo è molto antico. È nato con la storia e con le prime lotte per il potere. La differenza fra ricchi e poveri, signori e sudditi, potenti e deboli ha stimolato retropensieri e sospetti. I sudditi hanno immaginato sempre che i signori ordissero complotti per dominarli. Il che non è del tutto infondato… Ecco il punto. Ogni complottismo si basa su una paura reale e su un disagio evidente.
Accanto alle ragioni sociopolitiche, ci sono poi cause culturali che hanno influito sullo sviluppo delle teorie del complotto. Moltissimi sistemi ideologici si basano su estremismi e semplificazioni, proprio per cavalcare le paure della gente. Non siamo computer né individui illuminati, quindi facciamo fatica a ragionare “scientificamente”. La scienza in se stessa ci insospettisce, perché ci appare poco chiara. Allo stesso modo diffidiamo dalla politica e dalla storia. Ecco perché dietro un attentato terroristico come quello dell’11 settembre in molti leggono un gigantesco complotto.
Le distorsioni cognitive sono connaturate nel nostro modo di ragionare. Non riflettiamo per sopravvivere, ma ci rifugiamo negli istinti, nelle paure, nelle credenze. Tutto ciò che è fuori dalla nostra portata ci inquieta e ci insospettisce. L’arrivo dell’uomo sulla Luna? Dev’essere stato un fake. La pandemia da Covid? Tutto un complotto per leggerci nel pensiero. Il 5G? Una nuova tecnologia per farci ammalare tutti di cancro…
Internet, in questo senso, è un’immensa scatola di risonanza, dove le paure altrui si amplificano e si diffondono. In questo modo, se una distorsione cognitiva di un individuo trova corrispondenza in una prospettivamentale simile nasce la teoria del complotto… Che poi si diffonde in tutto il mondo, e lascia traccia.