Dodicimila anni fa, l’uomo primitivo è passato da uno stile di vita seminomade, da cacciatore-raccoglitore, a un sistema esistenziale e sociale stanziale. Lo ha fatto sviluppando l’agricoltura. E pare che questo passaggio abbia reso i nostri antenati più bassi! Ecco come mai…
Alcuni ricercatori hanno esaminato per la prima volta delle misurazioni ossee disponibili e il DNA degli antichi europei che sono vissuti a cavallo di questo passaggio epocale. Quello fra preistoria e storia. E, grazie alla loro indagine, hanno scoperto che gli uomini nati subito dopo lo sviluppo dell’agricoltura erano generalmente più bassi dei loro predecessori.
L’agricoltura ha reso i nostri antenati più bassi?
Fa strano immaginare che i nostri antenati siano diventati di colpo più bassi dodicimila anni fa. Ma è ciò che ci dice lo studio dei reperti. A causare questa riduzione sensibile dell’altezza media dev’essere stato il passaggio dalla società nomade a quella stanziale, ossia dell’uomo raccoglitore a all’agricoltore.
Un team internazionale di ricercatori ha analizzato il DNA e studiato le misurazioni dei resti scheletrici di più di centocinquanta individui trovati in giro per l’Europa vissuti nel Periodo Magdaleniano Superiore o alla fine del Mesolitico. Tutte queste ossa, già state datate in precedenza, sono tutte successive all’introduzione dell’agricoltura in Europa. I ricercatori hanno così notato che il passaggio dallo stile di vita da cacciatori-raccoglitori a quello di agricoltori è costato agli uomini una riduzione di altezza. In pratica i Sapiens si sono accorciati di quasi quattro centimetri.
L’improvviso calo dell’altezza media nei Sapiens
Un calo dell’altezza media non è mai un buon segno. Secondo gli antropologi, questo accorciamento è infatti un indicatore di problemi fisici, malattie e disagio strutturale. Ciò ci suggerisce che l’introduzione dell’agricoltura non abbia comportato immediati benefici per il genere umano. Anzi, possiamo pensare che i primi agricoltori se la passassero proprio male. E allora perché hanno scelto di abbandonare la caccia e lo stile di vita nomade? Perché la nuova vita stanziale offriva loro maggiore sicurezza a livello sociale ed esistenziale. Tuttavia questo costò agli uomini, almeno all’inizio, la fame. Di sicuro dovettero uniformarsi a un’alimentazione più povera e sperimentarono maggiori malattie. Fame e malattie, ovviamente, resero i nostri antenati più bassi.
Non sappiamo perché l’uomo abbia deciso di abbandonare il nomadismo. Di sicuro il passaggio è avvenuto gradualmente ed è coinciso con l’arrivo di un clima più mite. Sappiamo però che dodicimila anni fa, prima nel vicino Oriente e poi in Europa, nacquero i primi insediamenti umani e le prime colture. Spesso in zone di bassa montagna, così da avere a disposizione, a corto raggio, una certa gamma di unità ecologiche diverse. Gli storici parlano in genere di “rivoluzione neolitica“, usando un’espressione usata da Vere Gordon Childe nella sua opera Man Makes Himself del 1936, che tratta appunto il passaggio da un’economia di caccia a una agricola.
Tutto questo bloccò la loro crescita. I ricercatori hanno rintracciato numerose prove di stress a livello scheletrico. Forse gli uomini primitivi non erano neanche troppo abituati al lavoro dell’agricoltore, che li esponeva a sforzi minori ma continui. Molti reperti presentano infatti un tessuto osseo spugnoso o poroso nel cranio.
L’interessante studio è stato condotto da Stephanie Marciniak, assistente professore di ricerca presso il Dipartimento di Antropologia della Penn State University nello State College, in Pennsylvania. Per portare avanti la sua tesi la Marciniak si è basata su studi attenti sul DNA, sull’altezza e soprattutto sulla misurazione delle ossa di individui preistorici.