Esiste una riflessologia plantare, una riflessologia palmare… e poi c’è anche una riflessologia facciale di tradizione vietnamita! Una pratica che attraverso la pressione di punti specifici del volto mira a risolvere dolori e a innescare l’autoguarigione del corpo.
La riflessologia facciale vietnamita è in pratica un massaggio del volto con cui si crede di poter agire su dei punti specifici e così intervenire su organi e apparati interni.
La riflessologia facciale, o Dien Chan, è nata in Vietnam agli inizi degli anni ’80. Il suo inventore è un agopuntore, il dottor Bui Quoc Chau. E, a quanto pare, Chau sosteneva di essersi ispirato a delle antichissime tradizioni cinesi. Chau partiva dall’idea che il viso è la sede primaria della nostra identità e delle espressioni fondamentali dei nostri sentimenti.
Quindi sul volto dovevano riflettersi emozioni, stati d’animo ed estrinsecazioni delle nostre abitudini, della nostra forma fisica. In due parole: il viso sarebbe lo specchio del nostro stato di salute. Con la stimolazione dei punti sul volto, il dottore vietnamita credeva di poter intervenire in profondità, ristabilendo un equilibrio negli organi.
La medicina occidentale e la scienza non riconoscono alcuna efficacia in un simile metodo. Come nel caso dell’agopuntura, però, riconoscono che la manipolazione possa essere rilassante o provocare un effetto placebo.
Questa tradizione ha oggi parecchio seguito. Ma in cosa consiste? Si tratta di una tecnica multi riflessologica che consiste nello stimolare i punti riflessi sia sul viso che sul corpo. Si basa sulla cibernetica, ipotizzando che la stimolazione dei punti del viso possa generare reazioni elettrolitiche nel cervello, e così attivare i comandi idonei per riequilibrare l’organismo.
Il metodo si uniforma ai punti di pressione riconosciuti dall’agopuntura, quindi si allontana dalla riflessologia classica e dalla digitopressione. Per essere eseguita ha bisogno di attrezzi specifici e di mappature dettagliate e personalizzate.
I principi fondamentali che strutturano questa pratica sono tre. Primo: l’olismo, cioè la convinzione che il corpo sia un piccolo microcosmo che si riflette nel macrocosmo. Secondo: l’idea che l’organismo umano sia in grado di autoregolarsi. In questo senso ogni disturbo deriverebbe da uno squilibrio energetico, risolvibile attraverso un’armonizzazione basata sui concetti dello Yin e dello Yang. Terzo: il corpo umano è visto come un insieme complesso di strutture connesse. Quindi esistono circa seicento punti riflessi sul viso, localizzati e numerati.
Possiamo praticare in autonomia queste tecniche? Sì… Dopo aver scaldato bene le mani, possiamo massaggiarci il viso ripetendo il movimento da dieci a trenta volte. Dobbiamo compiere massaggi rotatori. I punti indicanti sono la fronte, il naso, il mento, gli occhi, le orecchie e il collo.
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