Nella pasta in vendita al supermercato (marche italiane e straniere) si trovano ancora tracce di glifosato. Un composto chimico percepito come un veleno da tanti consumatori preoccupati. Tuttavia i produttori reagiscono a tale allarme dicendo che sarebbe troppo complicato coltivare il grano e produrre la pasta senza questo diserbante… Ma che cos’è, in sintesi, il glifosato? E quanto è pericoloso per la salute umana?
Il composto chimico chiamato glifosato è un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo. Un componente oramai sfruttato in moltissime colture e quindi presente in numerosi prodotti di origine vegetale. E la stessa cosa vale per i pesticidi, le cui tracce si rivelano su verdura, frutta e derivati del grano.
L’industria alimentare potrebbe cominciare a fare a meno del glifosato e dei pesticidi? In teoria sì. Ma in pratica le cose sono molto più complicate. La pasta, per esempio, senza diserbanti e pesticidi costerebbe almeno dieci volte di più di quanto costa adesso. Ecco perché l’industria appare spesso indifferente o poco sensibile alle richieste del pubblico rispetto al problema. Recenti ricerche hanno dimostrato che quasi tutte le marche di pasta presenti nei supermercati italiani presentano tracce di questo diserbante. Le percentuali sono basse e tollerate dal punto di vista normativo. Ma ciò non tranquillizza i consumatori.
Il potente erbicida non selettivo (uccide tutte le piante con cui entra in contatto) è stato sintetizzato negli anni Settanta da John Franz per la Monsanto. E fin dalla sua prima commercializzazione ha inquietato i consumatori. Negli anni, alcuni organi di controllo hanno sostenuto la pericolosità del composto. Nel 2015, per esempio, l’IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato e i fitofarmaci che lo contengono come sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo, da inserire nella categoria 2A. Attenzione, quel “probabilmente” è molto importante. L’IARC non ha raccolto prove oggettive che questi composti siano carcinogeni per l’uomo, nonostante moltissimi test e ricerche…
In verità, le prove di pericolosità sull’uomo e sugli animali sono molto limitate. Per l’OMS, la FAO e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare è improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini. Soprattutto sembra impossibile che questo rischio possa derivare dall’esposizione attraverso la dieta. In più, nella pasta, il composto è contenuto in percentuali minime. Ovvero al di sotto dei limiti imposti dalla legge. Ma la preoccupazione rimane…
E perché i grandi produttori non rispondono alle esigenze dei consumatori? Come abbiamo detto, in teoria, potrebbero farlo… Ma ciò comporterebbe un innalzamento dei costi di produzione. Innanzitutto bisognerebbe spostare le colture in zone del mondo non contaminate, e poi bisognerebbe fare a meno di tutti i diserbanti e i pesticidi usati in agricoltura. Per capirtci: in genere un chilo di pasta costa al consumatore da un euro in su. Senza pesticidi costerebbe dai dieci euro in su.
Una pasta a glifosato zero è possibile, ma i produttori dovrebbero alzare enormemente i costi di produzione. L’agricoltura, oggi come oggi, non può fare a meno di questi erbicidi. Bisogna trovare quindi un compromesso. Per esempio si potrebbe limitare ancora di più la percentuale permessa nel prodotto finale. A preoccupare infatti non sono soltanto i probabili (ma non dimostrati) effetti cancerogeni. Ci sono studi che dimostrano danni dei diserbanti anche sul sistema endocrino. E non possono essere ignorati.
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