La città di Roma parteciperà pure quest’anno alla suggestiva cerimonia della fioritura dei ciliegi. Un evento importantissimo per la cultura giapponese, noto come Hanami, che ha trovato terreno fertile in Italia (e a Roma in particolare), in senso lato e stretto. Ma come mai questo cerimoniale tipicamente nipponico si è diffuso anche nel nostro Paese?
Per i giapponesi la fioritura dei ciliegi è un momento topico e poetico. Moltissimi haiku (le note composizioni poetiche nipponiche in diciassette sillabe) sono infatti dedicate a questo particolare fenomeno botanico. E da più di sessant’anni l’antico rito orientale chiamato Hanami (che va tradotto come: guardare i fiori) ha trovato spazio anche a Roma.
In Giappone si parla di una tradizione antichissima, diffusa dal tempo dei primi samurai. Si narra che i grandi guerrieri del XII secolo fossero soliti, prima di un’importante battaglia, muoversi in pellegrinaggio fino al monte Yoshino. In questo luogo, nei primi giorni della primavera, le terre si coloravano di rosa pallido. Il fine dei samurai era quello di dedicarsi per almeno un giorno alla pura contemplazione della bellezza. Ammirare la fioritura dei ciliegi rilassava il loro spirito e caricava le loro menti di positività e coraggio. Ma non solo: la contemplazione dei fiori ricordava loro la precarietà della vita, che splende e subito passa.
Ancora oggi, ogni anno, milioni di giapponesi raggiungono il monte Yoshino a fine marzo. Arrivano anche molti turisti stranieri. Tutti vogliono contemplare i bellissimi fiori appena spuntati. Proprio questo significa l’espressione Hanami: contemplare i fiori, per godere della fragilità e della delicatezza della bellezza.
Di solito la fioritura avviene fra la fine di marzo e l’inizio di maggio. E per i giapponesi è importantissimo capire quando avverrà la fioritura. La previsione viene per questo annunciata ogni anno dall’Agenzia meteorologica giapponese, dopo mesi di attenti studi. Sbagliare di un solo giorno potrebbe essere un dramma, dato che i fiori durano solo una o due settimane.
Ma come mai celebriamo questa particolare ricorrenza anche a Roma? Tutto parte da un dono fatto dal Giappone all’Italia nel 1959. In quell’anno, infatti, i giapponesi regalarono a Roma tremila ciliegi (che in giapponese si chiamano sakura). Fu il primo ministro Nobusuke Kishi a consigliare alle autorità italiane di adottare la tradizione, come buon augurio per una ripresa dopo un momento difficile (la Seconda Guerra Mondiale). Quei ciliegi furono piantati nella cosiddetta Passeggiata del Giappone sulla sponda più esterna del laghetto dell’EUR.
Sabato nove aprile, Roma organizzerà quindi l’apertura delle due settimane dedicate alla cerimonia della fioritura dei ciliegi. L’appuntamento è presso il laghetto dell’EUR, a viale Oceania. Tutti i partecipanti sono invitati a portare un telo azzurro. Poi, sotto i ciliegi in fiore, attori e interpreti leggeranno antichi haiku…
In questi giorni primaverili,
quando una luce tranquilla abbraccia
le quattro direzioni,
perché i fiori si spargono
con cuori così inquieti?
Ki no Tomonori
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