Importante scoperta che ha permesso di individuare per l’Alzheimer 75 fattori di rischio
L’Alzheimer è la malattia che rappresenta circa il 70% dei casi di demenza. Si tratta di una condizione delicata che inchioda le sue vittime ad una mancanza di memoria, spesso precoce e repentina. Una malattia che fa soffrire non solo il diretto interessato, ma che travolge in un turbine buio di dolore tutta la famiglia, amici e conoscenti. Il più grande studio mondiale ha individuato 75 geni fattori di rischio.
Ricerche sul genoma del gruppo più grande di malati di Alzheimer mai studiato
Una malattia per la quale non c’è cura specifica e definitiva. Solo palliativi in grado, non sempre, di rallentare il processo neurodegenerativo. I dati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Genetics e ha visto coinvolti: l’Istituto nazionale francese per la ricerca su salute e medicina (Inserm), Università di Lille, Istituto Pasteur, l’ Ospedale Universitario di Lille. Anche l’Italia ha fatto la sua parte con la partecipazione degli atenei di Milano e Milano-Bicocca, dell’ università di Firenze, Perugia, Torino, Bari, Policlinico Gemelli e Irccs Fondazione Santa Lucia. Sono state individuate 75 regioni del genoma coinvolte nel processo di comparsa della patologia, di cui 42 mai associate a tale patologia.
Studiati i dati genetici di 111.326 persone malate e non solo
Uno studio che ha visto unito in un unico abbraccio per la ricerca tutto il mondo, Dall’Europa agli Stati Uniti. Sono stati posti al vaglio genomi di 111.326 persone affette da Alzheimer. Il confronto è avvenuto con 677.663 campioni di persone sane, senza legame genetico con la malattia. La ricerca ha portato alla definizione di alcuni fattori riferiti ad un processo degenerativo del sistema immunitario e delle cellule immunitarie deputate al ruolo di spazzini nel sistema nervoso centrale. Lo step successivo sarà quello di implementare lo studio e di estenderlo alla popolazione non caucasica per trovare nuove risposte in analogie e differenze. Lo scopo è quello di estendere il campo della ricerca per descrivere al meglio i fattori di rischio e mettere a punto cure preventive e non solo contro l’Alzheimer.