La sonda Messenger, ancora nel 2014, ci ha regalato delle immagini inedite di questo pianeta molto vicino alla Terra. Stiamo parlando di Mercurio, ripreso da altitudini comprese tra 15 e 165 chilometri. Lo splendore delle foto lascia senza fiato!
Dal giugno del 2014 i tecnici della NASA sono riusciti a far scendere la sonda fino a 25 km dalla superficie di Mercurio, ottenendo immagini ad altissima risoluzione.
La sonda, entrata in orbita mercuriana nel 2011, stando al progetto iniziale, avrebbe potuto lavorare per un anno terrestre, invece lo ha fatto per molto più tempo. Gli ingegneri hanno saputo risparmiare una gran quantità di carburante, arrivando persino a manovrare la sonda come fosse una vela esposta al vento solare. Questo è stato fatto per portare la Messenger a quote progressivamente più basse, sempre più vicina alla superficie di Mercurio, che ricorda molto quella della Luna.
Anche questa, infatti, come quella del nostro satellite, è segnata da molti crateri da impatto derivanti da collisioni con meteoriti e comete. Interessante anche la presenza di bacini da impatto molto grandi: i due più importanti sono Caloris (con un diametro di 1.550 chilometri) e Rachmaninoff ( con 306 chilometri di diametro). L’altezza a cui la sonda è arrivata ha, poi, permesso di mappare la presenza di idrogeno derivante dall’acqua ghiacciata e nascosta nei crateri ai poli del pianeta, che sono sempre in una zona d’ombra.
Le foto mandate dalla sonda Messenger, oltre a evidenziare le caratteristiche di Mercurio, lasciano in eredità anche molte domande. Una di queste riguarda le strutture chiamate hallow (vuoti), perché nulla di simile è stato mai osservato su altri pianeti o satelliti esplorati. Questi sono delle forme morfologiche difficili da spiegare, e rappresenterebbero delle depressioni con il fondo piatto che generalmente si trovano all’interno di crateri. La loro forma porta ad escludere che siano il risultato di impatti di asteroidi e neppure di eruzioni vulcaniche. Studiando la loro distribuzione si è giunti a ipotizzare che siano formazioni molto giovani, che potrebbero essersi formate in tempi anche recenti.
I planetologi sono concordi nel sostenere che si formano quando sublima qualcosa dalla superficie di Mercurio, ossia quando qualcosa passa dallo stato solido a quello di gas. Il calore necessario alla sublimazione potrebbe arrivare direttamente dal Sole o da risalite di magma che si ferma in prossimità della superficie senza uscire. Forse si tratta di zolfo che, sublimato, lascia sul terreno elementi più pesanti. Ma quale sia l’origine del fenomeno per ora non è chiaro.
La sonda Messenger è riuscita a mandare delle immagini nitide sulle caratteristiche di Mercurio. Molto particolari sono le catene montuose lunghe centinaia di chilometri e molto alte (più di un km), nate durante il raffreddamento e la contrazione del pianeta nel corso di miliardi di anni. Le foto mandate dalla sonda mostrano delle strisce luminose chiamate raggi del cratere, che si formano quando asteroidi o comete colpiscono la superficie. Gli impatti generano ampi crateri e parte del materiale frantumato viene lanciato lontano per poi ricadere sulla superficie, formando i raggi.
Mercurio è il più piccolo pianeta del sistema solare in termini di dimensioni e massa. La sua forma è grosso modo sferica e non presenta la caratteristica forma geoidale degli altri pianeti. Il pianeta non possiede né satelliti naturali né anelli planetari, e i geologi stimano che il suo nucleo occupi circa il 42% del suo volume totale. La ridotta distanza di Mercurio dal Sole e l’assenza di un’atmosfera consistente lo rendono un pianeta con una grande escursione termica, con temperature superiori a 350 °C nella zona esposta al Sole, contro i −170 °C nella parte in ombra.
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