Gli uccelli europei stanno sperimentando una mutazione? Secondo gli ornitologi e gli zoologi, in tutto il mondo, gli uccelli selvatici stanno cambiando aspetto e abitudini comportamentali. E questo processo è evidente da almeno cinquant’anni soprattutto in Europa. Secondo le ipotesi classiche, questi mutamenti dipendono dal riscaldamento globale. Ma non solo. Ci sono anche altri fattori importanti da tenere in conto. Quali?
Dunque è ufficiale: gli uccelli selvatici europei stanno cambiando. Alcune specie si sono rimpicciolite, altre sono diventate più grandi. Ci sono molti sottogeneri che hanno del tutto cambiato abitudini. Depongono le uova molto in anticipo o più tardi del normale. Ciò dipende dal cambiamento climatico, in primis. Ma anche dall’urbanizzazione e l’inquinamento.
Gli uccelli europei stanno cambiando?
Alcuni ricercatori dell’Università di Oslo hanno studiato una mole mostruosa di dati di ornitologia, con misurazioni e report risalenti fin dagli anni ’60. Si sono concentrati su uccelli inglesi e olandesi. E hanno capito che negli ultimi cinquant’anni le caratteristiche fisiche e le abitudini di alcune specie di uccelli europei sono cambiate. Lo spiegano in un appassionato studio pubblicato su PNAS. I dati della ricerca riguardano sessanta specie ornitologiche, e i risultati appaiono chiari. Il riscaldamento globale determina il mutamento degli uccelli selvatici europei, ma ci sono in gioco anche altri fattori. Fra questi, la presenza umana sempre più invadente, la perdita dell’habitat, l’urbanizzazione e l’inquinamento.
I ricercatori hanno riconosciuto che l’innalzamento progressivo delle temperature ha determinato almeno la metà dell’entità dei cambiamenti di carattere a lungo termine negli uccelli europei. Ed è indubbio che il cambiamento climatico stia avendo un impatto tremendo sulle popolazioni selvatiche di uccelli, grandi e piccoli. Ma la tesi dei ricercatori dell’Università di Oslo è che siano importanti anche altre cause.
Lo studio sugli uccelli
Gli scienziati hanno mostrato che il riscaldamento globale ha mutato molte abitudini degli uccelli europei. A partire dalla data di deposizione delle uova, fino ad arrivare a una vera e propria trasformazione fisica degli esemplari. Ci sono poi degli effetti non termici da tenere in considerazione, che riguardano la sensibilità delle specie allo stress causato dalla presenza umana e della perdita dell’habitat.
I ricercatori hanno studiato a lungo sessanta specie di uccelli in Europa (soprattutto nel Regno Unito e in Olanda) per capire come siano e stiano cambiando le loro abitudini. Hanno calcolato e confrontato le date di deposizione, il numero di prole, e tenuto in considerazione lo sviluppo o il degrado della condizione corporea. Per far ciò hanno utilizzato un metodo che quantifica il contributo dell’innalzamento delle temperature in tutti i cambiamenti nei tratti. E poi hanno ripetuto il rapporto tenendo in considerazione altri fattori non termici.
Negli ultimi cinquant’anni, per esempio, il luì piccolo (Phylloscopus collybita) ha anticipato di almeno sei giorni la deposizione delle uova per via dei cambiamenti climatici. Il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), invece, è aumentato di stazza e depone molte più uova.
In tutte le specie, circa la metà dei cambiamenti nei tratti potrebbe dipendere dall’aumento della temperatura media. Ma ci sono specie che sono cambiate anche in relazione ad altri fattori. Per esempio l’inquinamento dell’aria, il disboscamento o la perdita dell’habitat. I prossimi studi degli etologi dovranno puntare a sviscerare queste dinamiche.