A Roma l’archeologia non si ferma ai reperti datati al VII secolo a.C., ma va molto, molto più indietro. Sapevate che in piena città si conserva un giacimento relativo al Pleistocene? Sì, parliamo di preistoria… Il Museo di Casal de’ Pazzi è una struttura in cui è conservata una porzione di un alveo fluviale risalente a circa duecentomila anni fa, ossia a prima della comparsa dell’homo Sapiens. Visitando questo museo possiamo immaginare come doveva apparire un paesaggio preistorico.
In questa zona di Roma, oggi compresa fra la via Nomentana e via Tiburtina, scorreva un antichissimo fiume dove uno scavo ha portato alla luce preziosi reperti geologici, paleontologici ed archeologici. Ecco perché Casal de’ Pazzi ci offre uno scenario unico: ci permette di entrare a contatto con un paesaggio preistorico, anche se ci troviamo in una zona moderna e molto trafficata della Capitale.
Casal de’ Pazzi: il paesaggio preistorico nella città di Roma
Il deposito di Casal de’ Pazzi contiene moltissimi fossili di animali. Fra questi c’è anche un elefante. La funzione del museo, inaugurato nel 2015, è proprio quella di mostrare al pubblico come dovesse apparire l’antico paesaggio pleistocenico. Per far ciò la struttura offre ai visitatori proiezioni e ricostruzioni virtuali, che ci parlano della vita preistorica. Come vivevano gli uomini e gli animali romani di duecentomila anni fa? Possiamo capirlo proprio grazie al giacimento pleistocenico di questa preziosa area archeologica posta nella sezione nordorientale della capitale, nei pressi del fiume Aniene.
I paleontologi sanno che i depositi continentali del Pleistocene di solito si trovano nei fondi lacustri, nelle caverne e nei sedimenti di loess. Oppure è possibile trovare dei reperti fra i materiali spostati dai ghiacciai o non lontano dalle coste. Il deposito romano, però, non è stato cercato: è spuntato per caso, laddove nessuno avrebbe mai pensato.
La storia del museo
I reperti furono scoperti nel 1981, a seguito di lavori effettuati per l’urbanizzazione del quartiere di Casal de’ Pazzi. I ricercatori coinvolti per analizzare le ossa dissotterrate hanno identificato subito un importante deposito di origine fluviale riferibile al Pleistocene medio. Il deposito appariva enorme: si estendeva su una superficie di più di mille metri quadrati. Costituito di sabbia e ghiaia e materiali vulcanici, si concludeva nell’alveo di un antico fiume. Questo stesso fiume aveva fortemente caratterizzato il banco tufaceo prodotto dall’attività del vicino Vulcano laziale, che all’epoca doveva essere attivo.
Secondo gli studiosi il giacimento romano è riferibile allo stadio isotopico 7, ossia a circa duecentomila anni fa. Ed è ben conservato. Di sicuro è l’ultima, rara testimonianza di una straordinaria serie di depositi pleistocenici che dovevano caratterizzare tutta questa zona. Purtroppo, l’area oggi è fortemente urbanizzata, e tutti quei depositi sono andati perduti. Ciononostante il museo di Casal de’ Pazzi permette a ogni visitatore di partecipare intellettualmente ed emotivamente a un vero e proprio paesaggio preistorico. Si tratta di affacciarsi su un mondo scomparso… abitato da animali giganteschi, uomini primitivi che lottavano per sopravvivere e creature ancora oggi sconosciute.
Nel giacimento è stato rinvenuto anche un importante frammento di parietale destro attribuibile al genere Homo. Gli uomini che abitavano questi territori all’epoca erano della specie preneandertaliana. Forse si trattava di individui appartenenti alla specie dell’Homo heidelbergensis. Anche se non è escluso che anche i Neanderthal abbiano potuto abitare queste zone.