Siamo sugli Appennini, e qui si trova il laboratorio di paleontologia di Leonardo da Vinci. Una scoperta straordinaria, che ha permesso di capire dove iniziarono i primi studi del nostro geniale inventore sui fossili.
Leonardo era molto interessato alla paleontologia e, tra le tante eredità lasciate, una riguarda proprio le sue riflessioni e i suoi studi sulla scienza dei fossili. In particolare, sui ritrovamenti fatti sull’Appennino piacentino.
Leonardo da Vinci e l’amore per i fossili
“La paleontologia è nata sull’Appennino piacentino!”
A fare questa affermazione è un gruppo internazionale di scienziati guidati dal paleontologo Andrea Baucon, dell’Università di Genova. Insieme ad altri esperti, Baucon dichiara, senza alcun dubbio, che sono arrivati a questo risultato storico comparando i codici di Leonardo da Vinci con il registro fossilifero del piacentino. I ricercatori hanno analizzato gli studi fatti dal famoso inventore, scoprendo un passo dimenticato del Codice Leicester. Questa raccolta contiene:
- Studi e disegni sull’acqua.
- Ricerche sulla geologia e l’astronomia.
- Riflessioni e approfondimenti sul volo e l’anatomia.
Si riferisce agli anni in cui Leonardo viveva a Firenze, dove si stava occupando del grandioso progetto di rendere l’Arno navigabile, oltre che di capolavori artistici come la Gioconda. Il Codice appartiene dal 1994 a Bill Gates. Per quanto riguarda, invece, il discorso sui fossili nel piacentino, nel Codice Leicester vengono descritte in modo preciso alcune pietre. Baucon ne parla in modo entusiasta:
“ È stata un’emozione incredibile scoprire che Leonardo aveva intuito la vera natura di queste pietre, interpretandole correttamente come icnofossili, ossia come tracce fossilizzate del movimento di antichi animali. Sono tra i fossili più difficili da comprendere, al punto che fino alla prima metà del 1900 gli scienziati li interpretavano ancora erroneamente come alghe”.
Le interpretazioni di Leonardo da Vinci
Leonardo aveva intuito molti aspetti sulla natura organica e li aveva scritti nel Codice Leicester. Tra questi il più interessante era quello sulle conchiglie pietrificate, ossia i resti fossili di antichi molluschi che i contemporanei dello scienziato vedevano come curiosità inorganiche. Il laboratorio paleontologico si trova vicino a Castell’Arquato, bellissimo borgo medievale sull’Appennino piacentino. Questo posto non ha subito negli anni modifiche degne di nota, e tutta la sua storia e le sue ricchezze naturalistiche si fondono ancora in un’armonia perfetta.
L’interesse per i fossili nasce in Leonardo grazie a dei contadini piacentini che gli portarono dei molluschi con perforazioni, trovati proprio sull’Appennino della zona. L’inventore notò che tra uno strato e l’altro c’erano icnofossili prodotti da vermi marini, e nel loro studio Baucon e colleghi descrivono il nuovo sito paleontologico come ricchissimo proprio di icnofossili di organismi vermiformi.
La scoperta
La scoperta del laboratorio di Leonardo è avvenuta grazie a molta perseveranza e anche un pizzico di fortuna. Il team di ricercatori non ha dovuto utilizzare mezzi speciali per trovarlo perché, alla fine, era sotto gli occhi di tutti. Infatti, quando Bill Gates comprò il Codice Leicester nel 1994 lo inserì come wallpaper di Windows 95! Nonostante questo, lo studio è importante perché ha messo in luce le varie biodiversità degli ecosistemi marini profondi che, tra 50 e 70 milioni di anni fa, caratterizzavano l’Appennino piacentino.
In particolar modo, lo studio descrive come gli ecosistemi marini hanno reagito alle perturbazioni scatenate da correnti torbide, capaci di trasportare chilometri cubi di sedimenti nelle profondità degli abissi. Lo scopo degli scienziati ora è quello di diffondere al pubblico la straordinaria diversità icnologica dell’Appennino piacentino, un luogo dove storia e scienza si incontrano.