Si trovano a Roma nell’Isola Tiberina e sono sotterranei ricchi di storia e mistero, dove leggende, tradizioni e storia si uniscono. Un’occasione unica per scoprire luoghi poco conosciuti o mai visti prima.
Per attirare ancora più turisti Roma si prepara a mostrare la sua parte sotterranea, che stupirà ancora con altre meraviglie che la rendono da sempre una città magica e unica.
Stiamo parlando di una Roma nascosta, un po’ sepolta, un po’ dimenticata, che segue le orme della Confraternita dei Sacconi Rossi e scende nella loro cripta nei sotterranei dell’Isola Tiberina. Questo luogo è decorato con le ossa ed i crani degli annegati in un barocco trionfo della morte. Un posto macabro ma anche molto affascinante. La sua storia è curiosa e connessa con una pratica di pubblica utilità: la sepoltura dei corpi annegati nel Tevere e mai reclamati dai parenti.
I Sacconi Rossi, chiamati così per il cappuccio e mantello rosso che indossavano sin dal secolo XVII, erano gli appartenenti alla Veneranda confraternita de’ devoti di Gesù Cristo al Calvario e di Maria Santissima Addolorata. Il loro compito principale era quello di ripescare e dare sepoltura agli annegati nel Tevere che nessuno reclamava.
Dai primi anni ’90 ogni 2 novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti, col patrocinio dell’Ospedale San Giovanni Calibita ha luogo una processione notturna, durante la quale i confratelli gettano una corona di fiori nel fiume in ricordo degli annegati. I Sacconi Rossi dedicavano anche messe di suffragio a quei poveri e sconosciuti defunti nel loro oratorio presso l’isola Tiberina. Ma il tipo di sepoltura era particolare. Nel corso del tempo, infatti, il piccolo cimitero sotterraneo dell’oratorio fu completamente decorato con le ossa scarnificate, combinando artisticamente le varie parti degli scheletri.
Il senso di questa macabra composizione va oltre il mero gusto artistico. Le ossa dei morti, infatti, servivano come ammonimento, invitando a riflettere sulla transitorietà e caducità della vita terrena, destinata, come lo scheletro, al disfacimento. L’ipogeo (l’ossario) fu usato fino al 1836 quando, a causa di un’epidemia di colera, papa Gregorio XVI (1831-1846) vietò le sepolture negli Oratori delle Chiese e ordinò di utilizzare esclusivamente il cimitero del Verano.
Una volta che il papa vietò le sepolture nelle chiese anche la cripta della Basilica di San Bartolomeo non venne più utilizzata. A quel punto la Confraternita perse la sua importanza fino ad estinguersi intorno al 1960. A partire dal 1983, però, la Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto ha raccolto l’eredità dei Sacconi Rossi, riprendendo l’usanza di commemorare i morti nel Tevere con una cerimonia sulle rive dell’isola Tiberina.
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