Stiamo parlando di una lingua che viene molto più utilizzata di quello che pensiamo: il latino, usato quotidianamente nel nostro lessico. Ma quanti di noi si rendono conto di parlare ancora questa lingua ritenuta ormai morta?
Scopriamo insieme le varie parole e i modi di dire che, volenti o meno, tanti di noi utilizzano nella lingua parlata ancora oggi.
Il latino è davvero una lingua morta?
Nonostante non li si usi più nella lingua scritta, alcuni termini latini vengono ancora utilizzati nel parlato, anche se non ci si rende sempre conto di farlo. Molte frasi, infatti, sono state in qualche modo assorbite dall’italiano in modo naturale per questo spesso le riteniamo parte della nostra lingua corrente. In realtà non è così!
Nel libro Post Scriptum: 100 espressioni latine (e alcune greche) che hanno attraversato la storia, la scrittrice Zuzanna Kisielewska ci ricorda che il latino non è affatto una lingua morta ma è, anzi, una lingua vivissima. Tutti i giorni, infatti, ci capita di sentire o di usare termini che anche i nostri antenati usavano quotidianamente più di duemila anni fa. Latini e greci, infatti, hanno creato le basi linguistiche della nostra civiltà occidentale, di conseguenza è logico che qualcosa sia rimasto anche nell’italiano corrente.
Morta per nulla
Sono tante le frasi o le parole di latino che ogni giorno vengono usate nel gergo parlato. Vediamo insieme le più comuni.
- Post scriptum: espressione usata quando si vuole aggiungere qualcosa ad un testo già concluso. Letteralmente significa scritto dopo.
- Tabula rasa: termine coniato da Aristotele che significa tavola raschiata. Utilizzò questa frase in relazione alla mente dei bambini che, pulita e liscia, veniva man mano riempita attraverso le esperienze della vita.
- Carpe diem: una di quelle più usate e conosciute, che significa cogli l’attimo. Questa frase si rifà alla visione del filosofo greco Epicuro, secondo il quale la cosa più importante dell’esistenza umana è la felicità che trae origine dai piaceri della vita vissuti nel momento presente.
- Arbiter elegantiarum: che significa giudice di raffinatezza. Questa frase si riferisce a una persona erudita, dotata di una particolare sensibilità artistica, sempre ben vestita, ben educata e dall’aspetto impeccabile.
- Historia est magistra vitae: la storia è maestra di vita, nel senso che l’uomo non dovrebbe più ripetere gli errori commessi nel passato e lo studio della storia, secondo Cicerone, aiuterebbe in questo. Purtroppo, però, visti anche gli ultimi eventi di guerra, sembra che l’umanità non abbia ancora imparato la lezione.
Altre frasi conosciute
Di esempi nell’uso del latino nella nostra lingua corrente se ne possono fare ancora diversi.
- In varietate concordia: che significa unità nella diversità. Questo è anche il motto dell’Unione Europea, adottato nel 2000, per affermare l’accoglienza nel territorio di chiunque condivida i principi promossi dalla stessa.
- Aurea mediocritas, frase che si riferisce al fatto che ha molto più senso seguire la via di mezzo che quella degli eccessi.
- Amor vincit omnia. L’amore che vince su tutto. E qui entra in campo il poeta Virgilio a ricordare che, alla fine, l’amore è il sentimento più importante che tutto muove.
- Pecunia non olet, letteralmente i soldi non puzzano, nel senso che il denaro ha valore a prescindere da come è stato guadagnato. L’imperatore Vespasiano avrebbe detto questa frase per giustificare la tassa sui bagni pubblici. L’urina raccolta negli orinatoi rappresentava una cospicua entrata per lo Stato e, anche se puzzava, i soldi guadagnati grazie a lei non puzzavano altrettanto.
- Vade mecum che significa vieni con me. Da questa espressione nasce il termine, scritto tutto unito, di vademecum, una piccola guida o compendio portatile su un determinato argomento.