Riapre dopo un lungo restauro la preziosa e misteriosa Casa della Gemma. Il ricco e suggestivo ambiente è di nuovo visitabile dai turisti. E non si tratta di una casa qualsiasi. Parliamo di una delle più importanti domus del sito archeologico di Ercolano. Una domus celebre per i suoi misteri e i suoi preziosissimi mosaici pavimentali.
La Casa della Gemma è di sicuro una delle più importanti domus del Parco Archeologico di Ercolano. E ora il pubblico può finalmente tornare a visitarla dopo anni di chiusura.
Questa raffinata domus prende il nome dal ritrovamento di una misteriosa gemma con l’immagine di Livia (cioè la madre di Tiberio e di Druso maggiore). In passato gli archeologi pensarono che Livia Drusilla potesse essere, appunto, padrona della casa. Ma non abbiamo mai ottenuto conferme in tal senso. Anzi, sembra alquanto improbabile. La gemma proveniva dalla Casa di Granianus, dove la nobildonna era stata forse ospite. La domus della Gemma, infatti, era un tempo unita alla Casa del Rilievo di Telefo in un solo, continuo e magnifico edificio (detto del Granianus) con affaccio panoramico sul Golfo di Napoli. Probabilmente il grande edificio originario apparteneva alla famiglia di Marco Nonio Balbo.
La Casa della Gemma è famosa per le sue decorazioni. Nella sala del triclinio troviamo uno dei più bei mosaici geometrici in bianco e nero dell’intero sito ercolanese. La domus del Granianus fu costruita in età augustea. Si sviluppava su tre livelli e contava ben milleottocento metri quadrati di spazio coperto. In pratica era la seconda abitazione più grande di Ercolano. Poi fu divisa. La Casa della Gemma era la sezione inferiore, posta a livello della strada. Ma disponeva anche di una terrazza, in origine finestrata. E da questa terrazza si arrivava a uno splendido giardino, con un triclinio decorato con affreschi in terzo stile. I colori di questo affresco sono quelli classici: giallo e rosso e con fregi in nero. Il pavimento, di cui abbiamo già accennato, è a mosaico bianco con bordatura in nero e impreziosito da disegni geometrici organizzati in una ventina di riquadri.
Purtroppo non conosciamo il nome dell’ultimo proprietario della domus, mentre siamo a conoscenza del padrone della casa più piccola che sta lì accanto: Pilus Primigenius Granianus. Nella domus della Gemma gli archeologi hanno trovato solo un’iscrizione relativa a un ospite di passaggio. Un personaggio importante: un medico personale dell’imperatore Tito, chiamato Apollinare. L’ospite, però, non doveva essere un tipo molto educato. E infatti troviamo il suo nome su un’iscrizione autografa nella latrina: “Apollinaris medicus Titi imperatoris hic cacavit bene“.
La casa ha subìto un lungo restauro. Gli archeologi hanno lavorato su molti metri quadri di superfici pavimentali. Tutti i mosaici rivelavano danni dovuti agli agenti atmosferici e ad altri fattori ambientali. Ma ora sono stati puliti. Ciò ha permesso il recupero del tassellato, precedentemente nascosto da una spessa patina. I restauratori hanno anche ridato lustro ad alcune porzioni della pavimentazione del triclinio, che erano state distrutte dal tempo.
Dal restauro sono emerse tracce di disegni preparatori degli schemi geometrici delle grandi superfici (dette sinopie). Sono importanti testimonianze di lavoro incise dagli antichi artigiani che realizzarono queste opere. Inoltre, i tecnici hanno riposizionato in sede moltissime tessere che erano state allontanate dal sito e messe in sicurezza, in attesa di un intervento.
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