Sappiamo che l’archeologia è tornata a occuparsi dei segreti della piramide di Cheope. L’obiettivo è quello di analizzare le cosiddette stanze segrete attraverso l’imaging e la muografia. Ma ci sono in ballo anche analisi teoriche sulle informazioni matematiche insite nella piramide. Stiamo per scoprire qualcosa di nuovo?
Mentre l’archeologia si organizza per rianalizzare con la muografia gli interni della piramide di Cheope, gli storici si stanno applicando sui segreti matematici espressi dalle proporzioni interne ed esterne del monumento.
Qualcosa di nuovo sui segreti matematici di Cheope
La muografia è una tecnica di acquisizione di immagini digitali preziosa per l’archeologia. Si tratta di un vero e proprio approccio di scannering che ottiene immagini di volumi nascosti registrando il passaggio di particelle elementari chiamate muoni. Questi muoni sono prodotti dai raggi cosmici provenienti dallo spazio che si accumulano in ogni spazio terrestre. Registrando appunto la traiettoria di queste particelle con il muogramma, gli archeologi potranno studiare le caratteristiche di alcuni vuoti scoperti all’interno della piramide di Cheope.
Ma la grande piramide egiziana non nasconde solo sale segrete. Secondo alcuni storici la questione più importante da risolvere è un’altra: penetrare i segreti matematici espressi da questa magnifica costruzione. Gli egittologi, fino a oggi, non hanno studiato con troppo interesse l’argomento. Molti storici pensano invece che sia di cruciale importanza capire quanto fosse evoluta la conoscenza matematica degli antichi Egizi.
Sappiamo che i costruttori egizi erano affiancati dai sacerdoti, che erano dei veri e propri consiglieri spirituali necessari per avallare alcune scelte architettoniche dal punto di vista mistico o rituale. Ma c’è qualcosa di nuovo da considerare. Questi sacerdoti, infatti, erano anche depositari di una sofisticata conoscenza matematica. Lo possiamo capire dal fatto che la loro formazione implicava studi abbastanza severi e approfonditi sulla matematica e la geometria. E non a caso le piramidi sono monumenti perfettamente proporzionati e rivelatori di consapevolezza scientifica.
Matematica e piramidi
Conosciamo il nome del costruttore della piramide di Cheope. Si chiamava Hemiunu ed era un nobile. Era figlio del principe Nefermaat e della sua consorte Itet, quindi era nipote di Cheope (cioè figlio del fratellastro del faraone). Non ci sono dubbi che Hemiunu sapesse calcolare la circonferenza, il volume e la superficie della sfera e il cubo. Tutti gli Egizi, quando si trattava di costruire edifici sacri, usavano come unità di misura il cubito reale. Questa misura rettangolare aveva però un senso religioso: rappresentava la dea Maât. Nell’antico Egitto, quindi, la scelta del cubito reale non era pratica ma spirituale. Maât era la regola, rappresentava l’ordine, la saggezza, la ritualità, la giustizia, la morale. E non è un caso che la radice del nome di questa dea, in molte altre lingue, ritorni nella parola matematica, in mathesis (imparare), metro (misurare)…
La piramide di Cheope, però, non ha una sezione perfettamente quadra. I tecnici che l’hanno studiata hanno notato che i suoi lati risultano leggermente concavi. Secondo recenti studi tale imperfezione era necessaria e voluta per correggere lo spanciamento prospettico e per migliorare la stabilità della struttura. C’è anche chi pensa che questa imperfezione sia dovuta all’uso del cubito reale. Perché allora gli Egizi si incaponirono nell’uso di questa misura?
Gli archeologi pensano che la lunghezza di circa cinquantadue centimetri del cubito reale dovesse corrispondere alla lunghezza dell’avambraccio del faraone. Ma sembra una lunghezza esagerata. Infatti la distanza dal gomito alla punta dito medio è in media attorno ai quarantacinque centimetri.
Di recente alcuni studiosi hanno scoperto che il cubito reale puro era di 0,5228 metri. Ciò significa che contiene nelle sue decimali il “vero cubito” sconosciuto oggi, che è derivato da una funzione matematica speciale simile al numero della sezione aurea: 1.618 (che conosciamo come cubito aureo). La radice quadrata di questo cubito genera un “cubitino”, che ha delle caratteristiche uniche. Vediamo: √5,228 = 2,286… I decimali sono quasi gli stessi. In matematica si tratta di un valore eccezionale e precisissimo, fondamentale per ogni tipo di misurazione.