I soldi, per i veneti, si chiamano schei (parola che si pronuncia schèi). Non rappresentano monete particolari, ma il denaro in generale. L’etimologia di questo termine è nota ma abbastanza singolare. Da dove viene di preciso? E come mai si è imposta nel dialetto veneto?
Il termine, di origine ottocentesca, si usa ancora oggi a Venezia e in buona parte del Veneto. Se un veneto ti chiede gli schei, vuole essere pagato. L’espressione può indicare gli spicci, ma anche il guadagno in generale. Di solito si parla di schei in contesto scherzoso o familiare.
Schei, origine di un concetto fondamentale per il popolo veneto
La più probabile etimologia del termine deriva da una moneta austriaca che circolava nel Lombardo-Veneto. Nella prima metà dell’Ottocento, quando il Veneto si trovava sotto l’egemonia austriaca, giravano alcune monete con un’incisione particolare: Scheidemünze. Questo termine tedesco significa “moneta spicciola”. Lo Schei iniziale della parola andrebbe letto come “sciai”, ma i veneti lo leggevano “schei”. Da qui la parola dialettale oggi in uso.
Non sappiamo come si sia imposta nella lingua parlata. Ma è palese che il termine sia sopravvissuto con successo sino ai giorni nostri. Inerisce tutto ciò che ha a che fare con il denaro, la moneta, il guadagno, la ricchezza. Si usa quasi sempre al plurale. Ma ci sono espressioni che usano anche il singolare. Uno scheo indica qualcosa di piccolo.
La moneta austriaca originale (secondo gli esperti il kreuzer o carantani) aveva scarso valore. Ma oggi chi usa questa espressione non rimanda per forza a pochi spicci. Se un veneto dice di averghe quatro schei (cioè di avere quattro soldi) vuol dire che ha messo da parte o guadagnato una bella cifra.
Associazione con soldi e monete correnti
C’è anche chi usa questa parola per associarla alle vecchie lire e all’euro. Anche se, a Venezia, in questo caso è più usata la parola “franco“. Così, venti euro diventano venti franchi. E diecimila lire erano dieci franchi.
Tornando alla moneta austriaca, in alcuni libri di storia si racconta che intorno al 1850 i gendarmi austroungarici battessero le strade in cerca di vagabondi da arrestare. Se il fermato non aveva in tasca denari, la polizia lo arrestava. E a quanto pare la moneta minima per non essere fermati dai gendarmi erano i Fünf Kreuzer, proprio quella con la scritta Scheidemünze. Per scherzare i veneti mostravano la moneta ai controllori e dichiaravano di avere gli schei de mona!