Con l’accordo di Parigi del 2015 i potenti del mondo si sono impegnati a contrastare il riscaldamento globale, limitando l’innalzamento delle temperature al di sotto dei 2° C. L’intenzione è quella di limitare l’aumento della temperatura fino a 1,5° C rispetto al periodo preindustriale. Ma i combustibili fossili continuano a dominare il sistema energetico globale. E se continuiamo a usarli non potremo mai gestire come vogliamo quest’aumento della temperatura. Carbone e petrolio dovrebbero rimanere sottoterra…
Alcuni ricercatori dell’University College di Londra hanno messo a punto una previsione basata sui sistemi energetici globali per valutare la quantità di combustibili fossili che dovrebbe essere lasciata sottoterra, a livello regionale e globale, e consentire di limitare almeno al 50% il riscaldamento a 1,5 °C.
Entro il 2050, secondo questo modello, quasi il 60% del petrolio e del gas metano fossile e il 90% del carbone dovrebbero rimanere sottoterra (cioè non estratti). Solo così il mondo potrebbe limitare l’innalzamento delle temperature a 1,5° C. Bisognerebbe fare a meno del petrolio, in particolare. Secondo i ricercatori inglesi, un ulteriore venticinque percento delle riserve non dovrebbe essere toccato. In più, la produzione di petrolio e gas dovrebbe diminuire a livello globale del 3% ogni anno fino al 2050.
Ma siamo pronti per vivere senza petrolio e senza carbone? La scienza è sicura: per mitigare le conseguenze del cambiamento climatico dobbiamo fare a meno dei combustibili fossili. Tutti questi combustibili devono rimanere sottoterra… Ma per far ciò dovremmo rifondare l’intera economia e tutti i modelli di produzione contemporanei.
Lo studio inglese, pubblicato su Nature, è basato su una precisa analisi dell’offerta e della domanda globale di energia, e dimostra che per risolvere la questione ci vuole una vera e propria rivoluzione.
Sapevamo che per salvare il mondo dobbiamo diminuire lo sfruttamento di petrolio, carbone e metano, ma nessuno aveva mai calcolato quanto l’estrazione dovesse essere ridotta. Per risolvere la situazione, in base agli accordi del 2015, siamo già fuori strada. A livello globale, la produzione di combustibili fossili avrebbe dovuto raggiungere il picco nel 2020 ed essere già in calo. Cioè doveva diminuire del tre percento all’anno, e così non è stato.
Nel 2015, McGlade ed Ekins, i tecnici interpellati a Parigi, stabilirono i parametri per imporre i limiti all’estrazione di combustibili fossili per fermare il riscaldamento globale. Affermarono che per il 2050 doveva rimanere sottoterra un terzo delle riserve di petrolio, quasi la metà delle riserve di gas metano fossile e oltre l’80% del carbone. E tutto questo per limitare il riscaldamento a 2° C. Ma ora i ricercatori inglesi ci hanno dimostrato che questa stima è errata e che le rinunce dovrebbero essere molto più alte e veloci. Per limitare la produzione di combustibili fossili a livello regionale e globale sono richiesti vari interventi politici, che non sono in progetto, soprattutto dopo lo scoppio della crisi comportata dalla guerra in Ucraina.
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