La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una patologia terribile che, nelle sue fasi iniziali, può costringere i soggetti a un isolamento quasi totale. Chi perde il controllo dei propri muscoli sperimenterà giocoforza difficoltà estreme con la comunicazione. Un chip impiantato nel cervello potrebbe però permettere ai soggetti affetti da SLA di comunicare nonostante i limiti invalidanti della sclerosi.
Il chip in questione è un’interfaccia di ortografia che utilizza segnali intracorticali abilitati tramite formazione di neurofeedback uditivo. Un dispositivo che potrebbe essere in grado di leggere i segnali del cervello e tradurli in parole.
Un chip può aiutare la comunicazione nei malati di SLA
Il nuovo sistema è stato sviluppato per agevolare i soggetti paralizzati dalla SLA. Un siffatto impianto cerebrale potrebbe infatti consentire ai soggetti bloccati in una paralisi completa di esprimere i loro pensieri. La SLA è una patologia che attacca i nervi che controllano il movimento. La maggior parte dei pazienti muore entro cinque anni dalla diagnosi.
I pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (SLA) possono perdere ogni possibilità di comunicazione con il progredire della degenerazione dei motoneuroni. Di solito, i soggetti affetti da sclerosi tendono a sviluppare nuove forme di comunicazione con il controllo muscolare residuo, ma ciò non sempre è possibile. Quando il paziente è completamente paralizzato, non ci sono più possibilità di comunicazione.
Per questo i ricercatori Ujwal Chaudhary, Ioannis Vlachos e Jonas B. Zimmermann hanno provato a impiantare due array di sessantaquattro microelettrodi nella corteccia motoria supplementare e primaria di un paziente con SLA totalmente paralizzato. Grazie a questo impianto, il paziente ha modulato le frequenze di scarica neurale in base al feedback uditivo e ha utilizzato questo supporto per selezionare delle lettere, una alla volta, e così formare delle frasi per comunicare i suoi bisogni e i suoi pensieri.
Una ricerca promettente
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA o malattia di Lou Gehrig) è una malattia neurodegenerativa che porta alla progressiva perdita della funzione muscolare volontaria dell’organismo. Conduce, in pratica, alla perdita della capacità di respirare a causa della paralisi del diaframma. Con la paralisi muscolare oro-facciale, i pazienti non possono più parlare. Comunicano allora con il movimento oculare o con il controllo dello sguardo.
Quando quasi tutti i movimenti muscolari volontari diventano impossibili si passa all’interfaccia cervello-computer (BCI). Nessuno si era però mai spinto a tentare forme di comunicazione basate sui chip neurali su pazienti completamente paralizzati. Attualmente il chip è in fase di test su dei pazienti. Un successo della sperimentazione sarebbe una notizia meravigliosa.
La richiesta di una birra
E ora passiamo ai primi incoraggianti risultati comunicati dal team. Un trentaseienne tedesco, paralizzato da parecchi anni, e in cura presso lo Wyss Center di Ginevra, in Svizzera, ha subito l’impianto nel 2019. Pare che l’uomo sia riuscito a comunicare per la prima volta proprio grazie al sofisticato chip per la lettura della mente. Il paziente, seguito dal dottor Jonas Zimmermann, avrebbe chiesto una birra…
Il paziente, quindi, è tornato a comunicare dopo anni di silenzio completo. In pratica è riuscito a digitare un carattere in un minuto, usando la sola forza del pensiero (e lo speciale chip neurologico). In questo modo ha espresso due concetti che gli stavano a cuore. Per prima cosa ha chiesto una birra. Poi ha detto di amare tanto suo figlio.