Sempre più cibi importati dall’estero sono contaminati e quindi pericolosi per la nostra salute. Coldiretti ha pubblicato, al riguardo, una black list di quelli più nocivi relativi all’anno 2021. Vediamo insieme quali sono.
In Italia ormai è allarme alimentare, perché ogni giorno arrivano notifiche sulla pericolosità di certi cibi d’importazione. Bisogna correre presto ai ripari!
Le notifiche sulle caratteristiche del cibo che arrivano ogni giorno dall’Unione Europea sono tante: solo nel 2020 se ne contano circa 297. Di queste il:
La Coldiretti, analizzando i dati, avverte che i cibi più pericolosi vengono importati dall’estero, e quasi l’81% di questi risulta essere contaminato. Un esempio su tutti, l’allarme su l’ossido di etilene contenuto nei semi di sesamo importati dall’India. Ma di esempi se ne potrebbero fare molti altri, anche su alimenti europei, come:
Nella lista stilata dalla Coldiretti vengono elencati anche i paesi con i prodotti più pericolosi. Tra questi troviamo in testa l’India seguita, a pari merito, dalla Turchia e dalla Polonia. I fanalini di coda sono rappresentati da Francia e Olanda. Le sostanze nocive che sono state riscontrate negli alimenti importati da questi paesi riguardano: l’ossido di etilene (nei famosi semi di sesamo), la salmonella, e i residui di pesticidi. E non sono nemmeno quantità trascurabili quelle che l’Italia ha scoperto attraverso le analisi sul cibo in questione.
Per questo motivo circa l’87% degli italiani vuole che venga imposto un divieto di entrata di alimenti provenienti da tutti quei paesi privi di regole di sicurezza sanitaria. Si chiede che vengano rispettati e condivisi gli standard europei, nel senso che se questi non vengono seguiti gli alimenti non potranno entrare nel nostro paese! La maggior parte degli italiani pensa che sia inutile imporre alle imprese leggi sempre più severe, se poi si consente ad aziende spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi, senza legislazioni analoghe, di invadere il mercato italiano con prezzi stracciati.
L’analisi promossa dalla Coldiretti, basata su dati Istat, ha posto l’attenzione sulle quantità dei cibi provenienti dall’estero che possono rappresentare un rischio per la salute sul lungo termine. Ettore Prandini, presidente Coldiretti, afferma che occorre garantire che le importazioni di prodotti da Paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee. Un altro aspetto da non sottovalutare è che l’Unione Europea possa assicurare il principio di reciprocità per quanto concerne il rapporto commerciale.
Tra le sostanze trovate nei cibi abbiamo anche le aflatossine, presenti nei fichi secchi, nelle arachidi e nei pistacchi. Queste sono prodotte dal metabolismo secondario (vale a dire il metabolismo indotto in un organismo vegetale da fattori esterni) di alcune specie di micro funghi filamentosi come, ad esempio, l’Aspergillus flavus e l’Aspergillus parasiticus. Le aflatossine possono svilupparsi durante la coltivazione, il raccolto e l’immagazzinamento di numerosi prodotti di origine vegetale come i cereali (con particolare riferimento al mais), i semi oleosi (come le arachidi), le spezie, le granaglie, la frutta secca ed essiccata.
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