Nel 2002 in Israele si parlò moltissimo del ritrovamento di un ossario in calcare. La provenienza di questo reperto era ignota ma un’iscrizione (“Jehoash”) sembrava collegarlo a una questione importantissima per tutta l’archeologia e la Cristianità. Alcuni studiosi, infatti, hanno ipotizzato che l’ossario possa contenere le spoglie di Giacomo il Giusto, il capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù.
I Vangeli sono abbastanza chiari sull’argomento: Giacomo, detto il Giusto, non faceva parte dei dodici apostoli ma era il preferito di Cristo. Per quale motivo? Perché era suo fratello. E l’ossario di questo Giacomo potrebbe quindi portarci alla conoscenza diretta di un familiare del messia. E non solo: potrebbe offrirci il 50% del DNA di Gesù Cristo. C’è solo un piccolo problema: l’ossario potrebbe essere un falso.
L’ossario di Giacomo. Un vero reperto o un falso moderno?
La diatriba sull’ossario di Giacomo il Giusto va ormai avanti da molti anni. La maggior parte degli studiosi sono convinti che si tratti di un falso moderno. Ma alcuni ricercatori continuano a puntare sulla sua autenticità. Come abbiamo detto la provenienza dell’ossario è ignota. Il primo possessore dell’oggetto, il grande collezionista Oded Golan, dichiarò di averlo acquistato da un mercante arabo.
A catturare l’attenzione degli studiosi fu l’iscrizione presente sul reperto, ovvero “Jehoash”, che significa “di Gesù“. Tutta l’iscrizione in aramaico potrebbe essere così tradotta: Ya’akov figlio di Yosef, fratello di Yeshua. Ma c’è un problema, la prima parte dell’iscrizione è più profonda rispetto alla seconda, come se la scrittura sia stata eseguita in diversi momenti. In più, in tutti gli ossari ritrovati dagli archeologi in Palestina non ce n’è nessun altro che abbia un riferimento al fratello del defunto. Terzo problema: gli ossari erano per i ricchi; i poveri (e la famiglia di Gesù non era ricca) non potevano permetterselo.
La Israel Antiquities Authority ha analizzato il reperto e lo ha subito dichiarato un falso. Il calcare dell’ossario è davvero antico: risale al primo secolo. Altre analisi hanno dimostrato che il materiale proviene dall’area di Silwan, nella valle del Cedron, a sud-est del Monte del Tempio. Ma, l’iscrizione, con la sua patina, rivela un’origine moderna e un processo di invecchiamento artificiale (ottenuto con una soluzione calcarea). Poi nel 2008 un egiziano chiamato Samah Shoukri Ghatas avrebbe confessato di aver falsificato alcuni reperti per Golan. E infatti, Golan è stato processato per contraffazione, truffa e traffico di opere d’arte (ma nel 2012 è stato riconosciuto innocente).
Chi era Giacomo il Giusto?
Se l’ossario fosse autentico rappresenterebbe non solo la prima prova archeologica della storicità di Gesù, ma ci fornirebbe anche elementi scientifici per studiare Cristo e la sua famiglia. Ma l’autenticazione del pezzo porterebbe anche a dei problemi teologici. Dovremmo ammettere che Gesù aveva fratelli e sorelle (come suggeriscono anche alcuni Vangeli) e che Maria di Nazareth non espresse una verginità perpetua.
Gli storici non negano però che Gesù potesse avere un fratello. Semmai sembrano scettici sul fatto che possa esistere un ossario dove questa parentela è dichiarata in modo così eclatante, dato che non era uso dei Giudei specificarlo. Gli esperti che hanno studiato per tanti anni questo reperto sono convinti che le ultime nove lettere dell’iscrizione (proprio dove compare “fratello di Gesù“) differiscano nello stile di scrittura dalle prime undici.
Il Nuovo Testamento ci dice che Giacomo il Giusto era stato nominato su suggerimento di Gesù capo della comunità dei cristiani a Gerusalemme. Era detto Giusto perché era molto rispettoso della legge giudaica e apprezzato dagli altri primi cristiani. Pare che non fosse d’accordo con Pietro e Paolo sull’evangelizzazione dei gentili. Secondo Giacomo, il messaggio di Gesù doveva integrarsi con il Giudaismo. Lo storico Giuseppe Flavio racconta che il Giusto fu condannato a morte dal Sinedrio per ordine del Sommo Sacerdote Anania. Morì lapidato.