Ildegarda di Bingen, santa e mistica vissuta nel XII secolo, è considerata una delle donne più importanti della cultura medievale. Benché non le fosse permesso esprimersi in senso teologico e non godesse di una buona cultura, stupì i suoi contemporanei con una produzione vastissima, che spaziava dalla mistica alla cosmologia, dalla medicina alla poesia. Oggi la definiremmo una personalità poliedrica.
Durante il Medioevo, le donne vivevano ai margini della società, in ogni ambito. Anche la Chiesa reputava le monache e le suore incapaci di occuparsi di mistica e di questioni teologiche. Ildegarda si ribellò a questi divieti e illuminò il mondo con il suo spirito al contempo religioso ed eclettico. Qualcuno la considera, cedendo a un anacronismo, una femminista antelitteram.
La luce femminile più ardente del XII secolo: Ildegarda di Bingen
Ildegarda nacque a Bermeshein, in Renania, nel 1098. Suo padre era un nobile possessore di un maniero. E a otto anni, Ildegarda, in quanto ultima figlia, entrò nell’abbazia di Disibodenberg come oblata. Trascorse lunghi anni in un eremo, con due altre oblate. Poi nel 1136 il vescovo le affidò la direzione della comunità e di una scuola. Si dedicò all’evangelizzazione, in tutta la Germania meridionale.
Fu di fatto la prima suora a predicare pubblicamente e ad avere il permesso di evangelizzare il popolo. Pare che durante questo periodo di predicazione l’imperatore Federico Barbarossa le indirizzò una missiva, la cui autenticità è contestata, perché impressionato dal suo carisma. Ciò che è sicuro è che grazie alla sua fede e al suo modo di vivere, la giovane monaca divenne una guida spirituale per moltissime persone. Già in vita era considerata una santa. Parlava ai più poveri e sofferenti delle sue visioni e cercava di introdurre anche gli umili ai segreti teologici più profondi. Si autodefiniva una donna “non istruita”, eppure si occupava di teologia, di politica, di cosmologia, medicina, musica e poesia.
I suoi insegnamenti morali affascinarono non solo le monache e il volgo, ma anche i monaci benedettini, i vescovi e i nobili. La sua esperienza mistica è descritta in particolare nel Liber scivias (ossia il libro per conoscere le vie della luce). Un testo profondo e ricco di elementi tematiche che potremmo definire “moderni”.
Le visioni della mistica
Ildegarda affermò di aver cominciato ad avere delle visioni all’età di quindici anni. Tutte queste esperienze mistiche sono raccolte nel noto Liber scivias. Un testo fondamentale del Medioevo. Tale manoscritto riporta varie profezie sull’Apocalisse accompagnate da commenti teologici e lodi ispirate al Cantico dei cantici. Ma la santa non si interessava solo di mistica. Scrisse (o meglio, dettò) anche libri di medicina, di musica, di poesia e di dietologia. È per esempio considerata l’iniziatrice della cristalloterapia. E in tutte queste opere, la coraggiosa monaca non aveva paura di denunciare ciò che le pareva ingiusto nel mondo. Parlava spesso delle angherie subite dai più poveri e umili. E poi rivelava tutte le discriminazioni da lei stesso sperimentate in quanto donna. Si descriveva appunto una miserabile, perché femmina, e quindi giudicata incapace di parlare dello Spirito Santo, della religione e della scienza.
Per quanto riguarda la sua visione scientifica, Ildegarda pensava che l’uomo racchiudesse in sé tutti gli elementi del mondo (ipotizzava dunque un legame identitario tra macrocosmo e microcosmo). Era poi una convinta sostenitrice dell’eliocentrismo. In più, aveva intuito che la vita umana fosse sostenuta dalla circolazione del sangue. Credeva poi che nelle piante fossero celati principi attivi che potevano essere trasformati in medicine.
Fu anche autrice di una delle prime lingue artificiali di cui si abbiano notizie: la Lingua ignota, sfruttata per fini mistici. Inventò un alfabeto di ventitré lettere, e iniziò a scrivere (cioè a dettare) un’opera intitolata Lingua Ignota per hominem simplicem Hildegardem prolata.