Una bevanda sacra, consumata dagli indios fin dall’Età del bronzo. Sapete di cosa stiamo parlando, giusto? Pare che i popoli pre-olmechi preparassero bevande a base di cacao già nel 1700 a.C..
Gli archeologi e gli antropologi che hanno studiato le coltivazioni di cacao nelle Americhe pensano che già nel primo millennio a.C. gli indios consumassero la bevanda sacra che oggi chiamiamo cioccolata come alimento rituale. L’impiego di questo prodotto, secondo le ricostruzioni, era soprattutto liturgico e cerimoniale.
La storia del cioccolato: la bevanda sacra dei Maya e degli Aztechi
Oggi definiamo cioccolato o cioccolata tutti quei prodotti alimentari a base di baccelli di cacao tostati e macinati. Ma in origine questo alimento era consumato solo in forma liquida e per scopi rituali. Tutte le culture mesoamericane (inclusi Maya e Aztechi) producevano e consumavano questa preziosissima bevanda sacra. Un prodotto ottenuto dal cacao, che veniva chiamato xocoatl, ed era spesso aromatizzato con vaniglia, peperoncino e pepe.
Le antiche popolazioni amerinde coltivavano il cacao, lo maceravano e ottenevano un composto semiliquido che allungavano con acqua. Lo bevevano in cerimonie e occasioni rituali. E poi sfruttavano la polpa bianca attorno alle fave di cacao come fonte di zuccheri fermentabili per ottenere un bevanda alcolica.
Le prime testimonianze storiche di uso di cioccolato risalgono al periodo classico della cultura Maya. Disponiamo infatti di un reperto archeologico, una tomba, databile al 460 d.C. in cui erano conservati vasi con residui di una bevanda al cioccolato. Parecchi documenti nei geroglifici Maya affermavano che questa preparazione iniziò col tempo a essere usata non solo per scopi cerimoniali ma anche nella vita di tutti i giorni. A quanto pare i Maya coltivavano alberi di cacao nei loro cortili e usavano i semi di cacao per produrre in casa una bevanda calda, amara e schiumosa. Il xocoatl era anche considerato una droga. Si usava per alleviare la sensazione di fatica. Quest’effetto, probabilmente, era dovuto alla teobromina contenuta nel prodotto.
Xocoatl e Quetzalcoatl
Quando nel XV secolo gli Aztechi divennero i nuovi dominatori del Centro America, il cacao fu acquisito come prodotto fondamentale nella loro cultura. Associarono la bevanda sacra dai Maya al dio Quetzalcoatl, che, secondo una leggenda, fu scacciato dagli altri dèi per aver condiviso il cioccolato con gli umani. Allegoricamente il baccello del frutto rappresentava la rimozione del cuore umano durante il sacrificio cruento. Dunque c’era un’associazione fra cioccolata e sacrificio umano: il liquido della bevanda ricordava agli indios il sangue della vittima.
Agli Aztechi, il cacao, non piaceva caldo né amaro. Lo bevevano freddo e dolce, e lo impreziosivano con petali di fiori grassi, peperoncino, vaniglia e miele. Il cacao era così prezioso nella società azteca che i semi erano usati come delle monete. Tanto per orientarci nella loro economia, un tacchino costava cento fave di cacao.
Il cronista reale spagnolo Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés descrisse una bevanda al cioccolato che aveva assaggiato in Nicaragua nel 1528, mescolata con achiote. Disse che, secondo gli indios, quella bevanda aveva lo stesso sapore del sangue. L’achiote serviva proprio a far diventare la bevanda più rossa.
L’arrivo in Europa
Il primo vero contatto degli Europei con il cioccolato si ebbe nel 1502 durante il quarto e ultimo viaggio di Cristoforo Colombo in America. Quando sbarcò in Honduras Colombo bevve una bevanda a base di cacao. E poi portò alcuni semi di cacao da mostrare a Ferdinando e Isabella di Spagna. Una ventina di anni più tardi, Hernán Cortéz ricevette in dono dall’imperatore Montezuma un’intera piantagione di cacao con i relativi proventi. Perciò Cortéz portò in Spagna molti semi di cacao.
Ma come mai questa bevanda ebbe così successo in Europa? La svolta arrivò quando gli europei cominciarono a zuccherarla. Per la Chiesa era un peccato ricercare prodotti troppo dolci e golosi. Ma il cioccolato, essendo liquido, non era considerato un vero e proprio dolce, bensì una bevanda. Per questo i preti lo dichiararono bevibile anche durante la Quaresima e i giorni di penitenza.