In molti lo hanno notato da sé. Pare che la stagione dei pollini duri molto di più. Ma è solo una suggestione o ci sono delle evidenze scientifiche? A quanto pare, chi soffre di allergie deve prepararsi a un’aggressione prolungata e abbondante di pollini!
La primavera è appena arrivata, ma i pollini sembrano già essersi messi in moto da qualche settimana. Questo può dipendere dal fatto che la stagione dei pollini si è dilatata e tenderà ad allargarsi ancora. Ed è cresciuta enormemente anche la produzione generale di materiali allergenici. Cosa sta succedendo?
La stagione dei pollini: la risposta della scienza
Gli scienziati chiamano in causa i cambiamenti climatici. Pare infatti che siano il global warming e la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ad aver allungato la stagione dei pollini. E si tratta ovviamente di una pessima notizia per chiunque soffra di allergie. Perché non solo si allunga la stagione dei pollini, ma aumenta a dismisura anche il rilascio dei microgametofiti prodotti dalle spermatofite (ossia dei pollini).
La teoria è stata provata da uno studio pubblicato su Nature Communications, condotto negli Stati Uniti. E ci sono anche delle previsioni da tenere in considerazione. Se continueremo a produrre così tanta CO2, entro fine secolo registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. In più, la stagione critica per questo tipo di allergie potrebbe partire già a metà inverno. Secondo lo studio, nei prossimi anni le piante cominceranno a rilasciare pollini quaranta giorni prima dell’arrivo della primavera e andranno avanti così fino all’autunno.
Lo studio in questione, coordinato da Yingxiao Zhang e Allison L. Steiner, due scienziate atmosferiche dell’Università del Michigan, si concentra sull’effetto dei cambiamenti climatici su una quindicina tra piante erbacee e alberi. Tutti vegetali che liberano pollini particolarmente allergenici. Per esempio la betulla, il gelso, il cedro, l’ambrosia… E pare che questa trasformazione interesserà in modo diverso i vari Stati degli USA, a seconda della loro posizione geografica.
Riscaldamento globale e granuli pollinici
Il polline è una sostanza polverulenta prodotta dalle piante da seme. È costituito da granuli di polline (microgametofiti altamente ridotti), che producono gameti maschili, cioè cellule spermatiche. I granelli di polline rivelano un mantello duro costituito da sporopollineina che protegge i gametofiti durante il loro movimento dagli stami al pistillo delle piante da fiore, oppure dal cono maschile al cono femminile delle gimnosperme. Fondamentale per la riproduzione dei fiori, questo polline può dare molto fastidio all’uomo. Soprattutto ai soggetti allergici. In questi individui, il contatto con i granuli pollinici induce l’organismo a produrre anticorpi specifici e immunogluline E (IgE), che si legano a un certo tipo di cellule nel sistema respiratorio favorendo il rilascio di sostante irritanti per le mucose.
Visto che nell’aria c’è sempre più CO2, le piante sono sempre più attive nella fotosintesi. In questo modo crescono più velocemente e rilasciano più polline. In più, le temperature più elevate allungano la finestra utile per la crescita delle piante, che hanno più tempo per liberare il polline e per riprodursi.