La pellagra è una grave malattia causata da una carenza vitaminica. Storicamente, anche l’Italia ha conosciuto dal Settecento in poi forti ondate di questo morbo. Ciò era dovuto a un’alimentazione povera e squilibrata, quasi esclusivamente a base di mais. Il morbo provocava sintomi atroci: dall’infiammazione diffusa della pelle alla diarrea, dalle piaghe alla demenza. La conseguenza più comune era la morte. In passato i contadini del Nord Italia la chiamavano la malattia della pazzia e la associavano alla lebbra.
L’insorgere e lo sviluppo della pellagra fu ricondotto per decenni al consumo eccessivo di mais guasto da parte delle popolazioni contadine di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Oggi sappiamo che la questione è un po’ più complicata.
La pellagra; la malattia che conduceva i contadini alla pazzia
In termini scientifici, la pellagra è una malattia causata dalla carenza della vitamina niacina (vitamina B3). I sintomi, come abbiamo accennato, includono pelle infiammata, diarrea violenta, demenza, atassia, follia e piaghe in bocca. Di norma, le aree della pelle esposte alla luce solare o all’attrito sono quelle interessate per prime da una forte desquamazione. La pelle colpita diventa presto scura, poi si irrigidisce, si spella e sanguina.
Questo morbo si diffuse in Italia, soprattutto nel Nord, intorno al Settecento. E pare che, a fine Ottocento, la pellagra colpisse oltre centomila persone in queste zone. I medici non sapevano come interpretarla. C’era chi la associava alla lebbra, chi chiamava in causa lo scorbuto o l’elefantiasi. In Francia, invece, ci avevano già capito qualcosa, intuendo che poteva essere connessa all’abuso di mais. I focolai di pellagra si verificavano infatti nelle regioni in cui il mais era una coltura alimentare dominante. Quindi già Cesare Lombroso immaginò che il problema fosse nel mais. Il noto antropologo, che si era occupato della follia indotta nei contadini da questo morbo, credeva che il mais trasportasse una sostanza tossica o fosse portatore di malattie. Louis Sambon, un medico anglo-italiano, associò la pellagra alla malaria, pensando che dipendesse da un insetto.
Alcuni medici notarono però che mancavano focolai di pellagra in Mesoamerica, dove il mais è una delle principali colture. Quindi si capì che non era il mais in sé a essere pericoloso, ma l’uso che se ne faceva. Già gli antichi Maya praticavano la nixtamalizzazione, cioè un processo di lavaggio e cottura in una soluzione alcalina, solitamente acqua di calce. Il mais veniva quindi sempre lavato, tostato e quindi decorticato. La nixtamalizzazione, infatti, corregge la carenza di niacina.
I vari tipi di malattia
Oggi sappiamo che esistono due tipi principali di pellagra. La primaria e la secondaria. La pellagra primaria è dovuta a una dieta che non contiene abbastanza niacina e triptofano, come appunto avveniva in Italia. La pellagra secondaria, invece, è dovuta a una scarsa capacità del corpo di utilizzare la niacina all’interno della dieta. Ciò può verificarsi in individui alcolisti, affetti da cancro o con la malattia di Hartnup. Oggi un semplice test sulle urine può diagnosticare questa malattia.
Per risolvere questo male basta un trattamento con integrazione di niacina o nicotinamide. I miglioramenti iniziano in genere entro un paio di giorni. Ma spesso è consigliabile eliminare del tutto il mais dalla propria dieta, diminuire l’esposizione al sole, utilizzare una buona protezione solare. Ormai è molto raro che questo morbo conduca alla morte. Ma ci sono Paesi in cui fa ancora molte vittime, per esempio alcune nazioni dell’Africa subsahariana.