Quando è stata inventato il primo linguaggio per i sordomuti? La più antica testimonianza parla di una lingua dei segni risalente al Rinascimento!
Già tra il XVI e il XVII secolo, due spagnoli svilupparono un alfabeto speciale per insegnare a leggere alle persone sorde. Si tratta della prima, rudimentale forma della lingua dei segni.
Per convenzione, si dice che il primo a descrivere nei suoi scritti una lingua dei segni fu l’educatore e fondatore della Scuola di Parigi per sordi, ossia Charles-Michel de l’Épée. Ciò avvenne nella seconda metà del XVIII secolo. In realtà, esistevano già segni convenzionali usati dai e per i sordi fin dall’Antichità, anche se nessuno si era mai preoccupato di sistemarli e unificarli.
In genere, però, i non udenti non erano individui ben tollerati e integrati nella società: per i Romani erano incapaci di intendere e di volere. Sant’Agostino dubitava addirittura che le persone afflitte da sordità potessero accedere alla salvezza, dato che non potevano ascoltare il Vangelo.
Solo nel XVI secolo qualcuno cominciò a denunciare le discriminazioni subite dagli audiolesi. Di conseguenza nacquero iniziative per educare i sordi a parlare come gli altri.
Agricola e Cardano, due grandi pensatori rinascimentali, sostenevano che le persone non udenti potessero imparare a comunicare. Su loro stimolo, il monaco benedettino spagnolo Pedro Ponce de León riuscì a insegnare a parlare a due bambini sordi dalla nascita, i nipoti del connestabile di Castiglia, Pedro de Velasco. Non sappiamo se Ponce mise per iscritto il suo metodo. In ogni caso, non ne abbiamo alcuna testimonianza diretta. Poco dopo, tuttavia, un certo Juan Pablo Bonet pubblicò la prima opera sull’istruzione delle persone con disabilità uditive: Riduzione delle lettere ai loro elementi primitivi e arte per insegnare ai muti a parlare. In questo testo Bonet denunciava e criticava i metodi violenti, le umiliazioni e le discriminazioni subite dai sordi. La sua idea era quella di adottare una lingua dei segni.
In questa lingua ogni lettera era espressa tramite un gesto della mano destra. Tale alfabeto, a ben vedere, appariva simile a quello della moderna lingua dei segni. Mancava però di un elemento essenziale… Le lingue dei segni attuali sono infatti espresse attraverso articolazioni manuali in combinazione con elementi non manuali (espressioni del viso e gesti).
Forse in ciò i nativi americani avevano superato gli europei: nel 1500, un spedizioniere spagnolo, Cabeza de Vaca, osservò i nativi dell’odierna Florida usare la lingua dei segni. Poi, a metà del XVI secolo, Coronado dichiarò che era possibile comunicare con i Tonkawa utilizzando i segni anche senza un traduttore.
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