Successe nel 1783 in Islanda, ed è stata l’eruzione vulcanica più potente di sempre. Riuscì a modificare l’equilibrio climatico di tutto il continente europeo per diversi mesi. Molte anche le vittime.
L’eruzione riguardò i crateri di Laki, nel sistema vulcanico del Grimsvötn, e fu un evento mai registrato prima nella storia. Avvenne in seguito all’apertura di una faglia costituita da 130 crateri nel sottosistema chiamato proprio Laki.
Un’attività vulcanica rara
L’attività vulcanica durò fino al febbraio del 1784, quindi per un periodo di otto mesi, e i suoi effetti furono terribili. Per esempio, un’ampia zona della costa sudorientale dell’Islanda venne invasa e devastata dalla lava (dall’eruzione, secondo le cronache, si sarebbero generati 14 chilometri cubi di basalto). Allo stesso tempo, nel cielo dell’isola si estese una densa cappa di gas nocivi e polveri che, in breve tempo, uccisero un quarto della popolazione islandese e quasi la totalità del bestiame, contaminando anche le acque. Non mancarono nemmeno gli incendi, che bruciarono gran parte della vegetazione.
La paura e la sofferenza furono le costanti di quel periodo, e gli islandesi non riuscirono da subito a rendersi conto delle reali conseguenze che un’eruzione del genere stava portando. Il loro paese era invaso dalle tenebre prodotte dai vapori di zolfo, salnitro, sabbia e cenere che, nell’aria, erano densissimi. Per questo motivo il sole era visibile solo all’alba e al tramonto. Gli islandesi furono le maggiori vittime anche se l’impatto dell’eruzione raggiunse anche la Norvegia e la Boemia.
L’eruzione vulcanica arriva in Europa
Come già accennato in precedenza, l’eruzione islandese non si limitò a colpire solo quello Stato, ma si estese anche in altri paesi. Il 18 giugno del 1783, per esempio, coprì Berlino, il 20 arrivò a Parigi e due giorni dopo a Le Havre. Il 23 di giugno, poi, la nube raggiunse le coste della Gran Bretagna, riempiendo il cielo di una polvere solforosa. Tutto questo processo causò una stagione estiva troppo calda in tutta Europa, con un autunno più fresco e umido del solito, e un inverno molto rigido. Le colture andarono perdute, originando carestia, fame, malattie. Si ritiene che i gas tossici presenti nell’atmosfera abbiano causato almeno 23.000 morti, e che a questi se ne siano aggiunti altri 8.000, stroncati dal freddo.
Oltre a stagioni anomale, una nebbia densa e persistente, che i raggi del sole non erano in grado di penetrare, occupò i cieli europei. L’aspetto del disco solare, che cambiava nel corso della giornata, aumentava lo sconcerto verso quello che le persone definivano come un fenomeno incredibile e portentoso per cui non si trovavano spiegazioni. L’eruzione dei crateri di Laki cambiò la dinamica atmosferica durante l’anno 1783, e le conseguenze dell’eruzione non cessarono quando la nube si dissipò.
Conseguenze planetarie
In seguito al caldo eccessivo registrato nell’estate del 1783, la temperatura media nell’emisfero settentrionale scese bruscamente di circa tre gradi, circostanza che provocò la diminuzione della differenza termica tra i continenti, limitando la capacità dei monsoni di generare le piogge che alimentano i corsi dei fiumi. Alcuni esempi di quello che accadde li troviamo:
- Nel nord Africa, dove la mancanza di precipitazioni fece in modo che il Nilo non inondasse i terreni fertili, rendendo impossibile la semina.
- A Barcellona, l’aumento delle temperature causò inverni molto freddi e assenza di diversità termica tra la primavera e l’autunno, praticamente uguali.
All’inizio nessuno collegò questi cambiamenti climatici all’eruzione dei crateri del Laki. Fu solo Benjamin Franklin che, durante una conferenza tenuta il 2 dicembre 1784, dimostrò che era stata la tenace e secca nebbia proveniente dall’Islanda a coprire i cieli d’Europa, impedendo ai raggi del sole di penetrare, e generando le anomale e perniciose modifiche climatiche. Studi recenti hanno confermato che Franklin aveva ragione.