Il dolore epatico è molto raro, quindi tutte le volte che pensiamo di avere male al fegato in realtà non è così. Quindi? Come si fa a capire quando siamo di fronte a una cosa banale o a un’emergenza clinica?
Oggi mi fa male il fegato è una frase che sicuramente ognuno di noi ha detto o ha sentito dire. Purtroppo, nella maggior parte dei casi non è questo organo a farci male. Scopriamo insieme come capire da dove parte davvero il dolore.
Un dolore interno
Per poter capire fino in fondo, e quindi prevedere, quando fa male per davvero il fegato bisogna conoscere i concetti fondamentali dell’anatomia di questo organo e della trasmissione neuronale del dolore. Il neurone che trasporta il dolore compie una sorta di staffetta con un altro neurone fino a portare l’informazione al cervello. Qui le fibre nocicettive, presenti in ogni angolo della cute, avvisano quando siamo in condizioni di emergenza. La scoperta di fibre discendenti che modulano l’attività delle vie nocicettive ha permesso di spiegare in parte il concetto di soglia del dolore.
Queste fibre hanno origine dalla corteccia frontale e dall’ipotalamo: sono fibre adrenergiche e serotoninergiche e arrivano fino alle corna posteriori del midollo. Il loro compito è quello di spiegare la reazione individuale al dolore e la possibilità corticale di sopprimere o di modificarne la percezione. Le fibre nervose afferenti hanno i corpi cellulari nei gangli sensitivi delle radici dorsali del midollo spinale. Attraverso le radici posteriori gli stimoli afferenti decorrono nel midollo e risalgono a partire dalle corna posteriori.
Sarà un dolore al fegato?
Il fegato è un organo pieno della cavità addominale posto nell’ipocondrio di destra, coperto interamente dalle coste. Si trova racchiuso nella capsula fibrosa di Glisson e se possiede diversa superficie, dimensione e margine sarà molto probabilmente affetto da patologia. Per capire se il dolore è di tipo epatico sarebbe utile, nonostante la presenza dell’ecografia, fare sempre anche un esame obiettivo basato sulla palpazione dell’addome: questo permette di capire immediatamente la conformazione del fegato ed eventuali problemi. Solitamente si analizzano i margini dell’organo che fuoriescono dall’arcata costale e la sua grandezza approssimativa.
Le tecniche che si utilizzano sono la palpazione e la percussione. Dapprima si utilizza la percussione per delimitare la dimensione perché ci sono casi (tipo in persone che hanno epatomegalia) in cui si potrebbe spappolare il tessuto epatico. Successivamente si usa la cosiddetta tecnica delle quattro mani: si posiziona la mano destra a piatto perpendicolare all’arcata costale, si chiede al paziente di inspirare per spingere il fegato dal diaframma oltre l’arcata. La mano sinistra preme sulle coste per evitare che nell’espirazione successiva il fegato risalga, il paziente espira e la muscolatura addominale si rilassa e permette alla mano a piatto di scendere più in basso per sentire il margine.
Come si manifesta un problema al fegato?
Spesso le malattie più conosciute, come l’epatite cronica e la sua forma terminale cirrotica, si manifestano con altri segni e mai con dolore al fegato. Allo stesso modo, lesioni focali benigne come le cisti semplici o emangiomi risultano essere asintomatiche finché non superano la grandezza di una pallina da tennis. Quando questo succede si hanno sintomi spesso extraepatici come l’occlusione dello stomaco o delle vie biliari.
Un caso in cui, invece, il dolore al fegato risulta evidente è con le epatiti acute che causano edema massivo. Questo fa aumentare il volume del parenchima epatico in modo brusco e distende la capsula attivando i nocicettori. La parenchima è il tessuto specifico di un organo con struttura compatta (per esempio, fegato, rene, polmone, tiroide, ecc.) ed è costituito dalle cellule che conferiscono all’organo le sue caratteristiche strutturali e funzionali.