Tutti usiamo o abbiamo usato una penna biro. Forse negli ultimi tempi ci siamo un po’ disabituati alla scrittura a mano, eppure non potremmo mai fare a meno della penna a sfera. Ma sapete chi l’ha inventata?
Alla base di questo semplicissimo e comune strumento di scrittura si cela una geniale intuizione scientifica. La penna a sfera è molto più di una semplice bacchetta di plastica carica di inchiostro!
La biro arriva dall’Argentina, dove nacque a metà Novecento. Al tempo andavano ancora forte le penne stilografiche introdotte nel 1883 dall’inventore Lewis Edson Waterman. C’era però un problema: questi strumenti potevano funzionare solo su carta. Chi voleva scrivere su materiali diversi (legno, pelle, intonaco) doveva usare il pennello. Per trovare una soluzione a questo impasse, l’inventore americano John Loud propose nel 1888 il primo modello rudimentale di penna a sfera. In pratica, inserì una piccola sfera di metallo nell’estremità della penna per permettere una distribuzione uniforme di inchiostro anche dove la punta della stilografica si bloccava.
In queste penne c’era un tappo posto in cima alla bacchetta che permetteva di usare l’aria per regolare il flusso. Ma l’inchiostro si seccava spesso, oppure scorreva fuori incontrollato… Era fastidioso! Proprio per ovviare a questi problemi, dopo un po’ di anni arrivò un nuovo modello di penna: la biro. Biro è il cognome di coloro che la brevettarono nel ’38: i fratelli ungheresi Laszlo e Gyorgy Biro.
Laszlo era un giornalista, e odiava le stilografiche che perdevano inchiostro, macchiavano i fogli e costavano troppo. Il problema era l’inchiostro troppo liquido. Così Laszlo provò a usare l’inchiostro ad asciugatura rapida delle rotative, per intenderci quello con cui vedeva stampare i giornali. Si trattava di un composto più viscoso che non lasciava sbavature. Ma la stilografica non funzionava con il nuovo inchiostro.
Biro recuperò l’idea di John Loud, ossia il prototipo di penna a sfera che quasi nessuno aveva usato nel Novecento. Capì insomma che doveva sfruttare un tubicino capillare con una pallina metallica dentro la punta. Era il metodo perfetto per stendere l’inchiostro senza sbavature! Creò così delle biro che possedevano un sistema di pressione meccanica per far scendere l’inchiostro. Sfruttando la gravità e questa spinta meccanica, la penna dosava il liquido senza interruzioni e con precisione.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale bloccò le sperimentazioni di Laszo. Così i fratelli Biro, che erano di origine ebraica, emigrarono in Argentina. Qui fondarono la società Birome e iniziarono la produzione in grande scala della loro invenzione. Ecco perché in Sudamerica la biro è conosciuta come Birome…
Ma per i Biro c’era un altro problema da risolvere: l’inchiostro tipografico era un po’ troppo denso e, una volta seccato, si staccava dal foglio. Qualcuno suggerì ai due fratelli di usare un inchiostro diverso a base di glicole etilenico. E loro lo fecero. Il nuovo inchiostro non intasava la punta e non sporcava: era perfetto. Qualche anno più tardi, il produttore di inchiostro Marcel Bich, conosciuto con il soprannome di Bic perfezionò la biro… E così cominciò a produrre le leggendarie penne Bic.
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