A Roma, un robot ha svolto il primo intervento di chirurgia robot-assistita (RAS). La delicata operazione è durata appena un’ora e si è conclusa con successo. La paziente, sessantadue anni, necessitava di un intervento di istero-annessiectomia. E ora tutti parlano di Hugo, il robot chirurgo che ha effettuato l’operazione.
Il lavoro del robot Hugo non sarà ricordato solo in Italia. Si tratta di una prima volta, e quindi di un’impresa d’avanguardia, per tutta Europa. Hugo ha operato presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS a Roma.
L’operazione di chirurgia ginecologica tramite RAS ha sfruttato le capacità di un robot messo a punto da Medtronic, azienda statunitense che si occupa di tecnologie biomediche.
Quest’operazione, che comporta l’asportazione di utero e ovaie, è stata seguita dal direttore del dipartimento di Scienze della vita dell’Università Cattolica, Giovanni Scambia, e da Hugo, un robot specializzato in assistenza chirurgica. La paziente era una donna di sessantadue anni. Il sistema Hugo appare come uno scanner, alto un metro e mezzo, dotato di braccio meccanico. Grazie alla sua configurazione flessibile e scomponibile, può adattarsi a ogni spazio nella sala operatoria. Può piegarsi, abbassarsi, sollevarsi…
Il robot, in pratica, aiuta i medici a operare, come un RAS, ovvero un vero e proprio medico operativo, ma anche come strumento di indagine e di lavoro. Funziona come una telecamera, sia su open che su laparoscopia. Registra ogni azione dei medici, e nel caso la corregge. Si adatta a ogni tipo di procedura medica, senza essere troppo invadente.
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Siamo di fronte al primo intervento di chirurgia ginecologica realizzato in Europa con il nuovo sistema di chirurgia robot-assistita Hugo. Questa nuova piattaforma robotica potrà essere usata già da domani per curare moltissime patologie ginecologiche benigne di crescente complessità. Ma può essere sfruttato anche per la patologia oncologica.
Hugo ha lavorato a una istero-anniessectomia profilattica su paziente con mutazione BRCA (il cosiddetto gene di Angelina Jolie). Una mutazione che espone a un alto rischio di neoplasie ginecologiche. L’intervento è cominciato con la resezione del legamento rotondo dell’utero, per così accedere agli organi retroperitoneali, in particolare all’uretere, da porre in sicurezza. Hugo ha identificato l’arteria uterina, ed è poi intervenuto per aiutare il chirurgo a chiuderla con una clip chirurgica. Sempre il robot ha individuato il legamento influndibolo-pelvico, contenente i vasi diretti all’ovaio. Isolato dall’uretere, questo legamento è stato coagulato e sezionato.
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L’operatore si è poi spostato a lavorare nel compartimento anteriore, per scollare il setto vescico-uterino e far scivolare la vescica verso il basso. In questo modo si allontana la vescica dall’utero. Sempre Hugo si è esposto per coagulare e sezionare vena e arteria uterina a livello del corpo dell’utero. Poi, le stesse operazioni sono state ripetute sul lato destro. Il chirurgo ha effettuato un’incisione circolare della vagina con le forbici elettrificate, al di sotto del collo dell’utero. A questo punto ha estratto per via vaginale utero, ovaie e tube.
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