A novembre 2021 è partita la DART, Double Asteroid Redirection Test, la prima missione che ha l’obiettivo di tentare di deviare un asteroide. Verrà lanciata dalla base di Vandenberg in California a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX. Verso la fine di settembre 2022 tenterà di colpire e deviare la traiettoria di Dimorphos.
L’asteroide in questione è lungo 170 metri e ruota attorno a Didymos, un asteroide più grande.
Il programma DART sarà un banco di prova per valutare la capacità di deviare un asteroide potenzialmente pericoloso.
La NASA ha posto in essere la missione DART proprio per cercare di imparare a deviare una minaccia come quella di un impatto con un asteroide. A bordo ci sarà anche un microsatellite fotoreporter di produzione italiana, Liciacube (acronimo di Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids), realizzato dall’azienda di Torino Argotec, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana.
Il microsatellite, un gioiello tecnologico grande solo come una scatola di scarpe e del peso di circa 13 chilogrammi, è il primo costruito nel nostro Paese ad affrontare un viaggio nello spazio profondo. Dieci giorni prima dell’impatto, LiciaCube verrà rilasciata nello spazio e si avvicinerà, in navigazione autonoma, al sistema dei due asteroidi, mantenendo una distanza di sicurezza di circa 50 km.
Il suo compito sarà quello di fotografare e acquisire i dati dell’impatto per verificare se l’asteroide devierà la sua traiettoria. DART sarà quindi il primo test, in scala reale, della tecnica di impatto cinetico a scopo di difesa planetaria per la salvaguardia della Terra. La missione ha proprio lo scopo di valutare situazioni di pericolo causate da oggetti celesti che potrebbero intersecare l’orbita terrestre.
La navicella spaziale si schianterà contro Dimorphos a una velocità di circa 6,6 chilometri al secondo. È previsto che la sonda impatti l’asteroide alla fine di settembre 2022, quando Dimorphos si troverà entro 11 milioni di chilometri dalla Terra, consentendo l’osservazione anche da telescopi terrestri.
I calcoli prevedono che DART modificherà la velocità del corpo celeste di circa l’1%, e tanto dovrebbe bastare a indurre un cambiamento apprezzabile nella sua traiettoria. Di quello che accadrà dopo non c’è ancora molta chiarezza, perché non si sa di quanto si riuscirà a spostare l’orbita di questa roccia spaziale. Prima della missione, gli scienziati hanno utilizzato campioni raccolti da due diverse rocce per testarli nel tentativo di comprendere l’impatto futuro.
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Come già ribadito, c’è un certo grado di incertezza su come Dimorphos risponderà all’impatto perché la sua struttura interna non è nota. Se l’asteroide fosse, per esempio, relativamente solido all’interno, lo schianto potrebbe produrre molti detriti, il che darebbe all’oggetto una spinta in più. La misurazione delle proprietà fisiche dei campioni di asteroidi ha consentito agli scienziati di comprendere meglio come potrebbe comportarsi un asteroide durante un impatto con la Terra.
Dimorphos fa parte di un sistema binario, formato cioè da due asteroidi. Si è calcolato che DART possa modificare il suo periodo orbitale attorno al compagno Didymos di circa 10 minuti. Trattandosi però del primo esperimento di questo tipo, molto dipenderà da quello che si scoprirà sulla sua capacità di assorbire l’urto.
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Quando un asteroide arriva il tempo stringe, e occorre quindi essere sicuri che la tecnica per deviarlo dalla sua orbita sortisca fino in fondo l’effetto desiderato. La composizione di Dimorphos, la sua densità e struttura interna, i suoi parametri orbitali sono tutti fattori che influiscono sulla scelta della giusta tecnica da utilizzare.
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