L’Italia è uno dei paesi in cui il prezzo dei carburanti, in particolare benzina e diesel, ha sforato i 2 euro al litro. Ma la guerra in Ucraina c’entra relativamente perché qui da noi c’è anche un problema di accise. Sono anni che il governo promette di toglierle ma ancora non si è fatto nulla per risolvere la questione. Sarà la volta buona?
In Italia le accise sui carburanti (benzina, diesel e gpl) sono state introdotte negli anni ’30 per fronteggiare economicamente improvvise emergenze dovute a disastri naturali o guerre.
Ce ne sono più di 19 ancora attive, e nel tempo ne sono state aggiunte altre per fronteggiare emergenze come quella del terremoto in Abruzzo o la crisi libica del 2011.
Un prezzo troppo alto
L’Italia in fatto di creatività è imbattibile, lo vediamo in molti settori, dalla moda, al cibo, all’arte. Questo estro lo si nota, purtroppo, anche in ambito finanziario dove i nostri governanti non perdono mai tempo quando è ora di aggiungere tasse, imposte o, come in questo caso, accise. La parola accisa deriva dal latino accisia che significa tagliare/decurtare.
All’inizio della storia del Regno d’Italia, nel 1864, questa imposta indiretta fu estesa alla produzione di tutto ciò che conteneva alcol, zucchero e macinati, oltre che alla birra, ai tabacchi e ai liquori che furono i primi a essere tassati. Ai giorni nostri queste accise sono rimaste sulle sigarette e sui carburanti: se si pensa che il prezzo al litro della benzina verde è costituito per oltre il 50% da tasse, si può avere un’idea di quanto poco costerebbe il carburante se queste venissero tolte.
Le accise, infatti, sono state previste solo in case di emergenze. Quindi, a logica, una volta che queste terminano, la tassa imposta (l’accisa in questo caso) dovrebbe essere rimossa. Il governo italiano ha sempre promesso di attuare delle manovre legislative per togliere le accise almeno dal carburante, ma ancora non si sono viste azioni concrete per risolvere la questione. Ora, con i prezzi che superano i 2 euro, si spera davvero che intervengano per eliminarle.
Come si determina il prezzo?
Le accise sul carburante arrivano da lontano e riguardano emergenze che sono finite da un pezzo. Una delle più antiche risale agli anni ‘30, ed era stata introdotta per finanziare la conquista dell’Etiopia. Questo tipo di tassazione veniva utilizzato con successo anche all’estero:
- Il parlamento inglese approvò un accisa sulla birra per finanziare il proprio esercito nella guerra civile inglese.
- La Scozia impose una tassa su ogni pinta di acquavite sempre per finanziare la propria armata.
- Il Canada francese fece pagare un’accisa del 50% su ogni pelle di castoro esportata.
Il problema italiano è che il governo, in realtà, non ha nessun vantaggio ad eliminare le accise perché queste gli assicurano un doppio gettito fiscale. Facciamo l’esempio della benzina. Il suo prezzo al consumo si ottiene sommando le accise al prezzo industriale: ed è su questo totale che si applica l’IVA. Abbiamo già menzionato quelle introdotte per finanziare la guerra in Etiopia del 1935, ma ce ne sono altre rimaste per emergenze terminate da un pezzo.
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Le emergenze che hanno determinato le accise
Tra le emergenze che hanno costretto il governo italiano a introdurre le accise sul carburante ne troviamo diverse. Tra le più importanti ne ricordiamo otto.
Crisi del Canale di Suez 1956
Nel Luglio del 1956 il presidente egiziano Nasser decise di nazionalizzare la Compagnia anglo-francese del canale di Suez, provocando un intervento armato di Francia e Inghilterra. Ciò innescò una crisi economica che l’Italia tentò di compensare con una nuova accisa sui carburanti, di 14 lire. La crisi durò fino al 6 novembre.
Disastro del Vajont 1963
Il 9 ottobre 1963, 260 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal Monte Toc e franarono nel lago artificiale del Vajont, sollevando un’onda che scavalcò la diga. Per la ricostruzione fu stanziata una cifra pari a oltre 900 milioni di euro di oggi e si aggiunsero 10 lire al prezzo della benzina.
Alluvione di Firenze 1966
All’alba del 4 novembre 1966 il fiume Arno uscì dagli argini a Firenze. L’alluvione provocò 39 morti e gravi danni al patrimonio artistico e alle attività produttive, molte persone persero anche il posto di lavoro. A causa di questa emergenza si aggiunsero altre 10 lire di accisa sulla benzina.
Terremoto del Belice 1968
Il 14 gennaio 1968 sedici violente scosse di terremoto colpirono la Sicilia. La valle del Belice, tra Agrigento, Trapani e Palermo, fu distrutta e le vittime furono 351. Negli anni si stanziarono oltre 6 miliardi di euro attuali, e si aggiunsero 10 lire di accisa sui carburanti per la ricostruzione.
Terremoto del Friuli 1976
La sera del 6 maggio 1976 il Friuli fu devastato da un terremoto di intensità pari a 6,4 gradi della scala Richter. I morti furono 989 e oltre 45 mila persone rimasero senza casa. Anche in questo caso, oltre ai finanziamenti stanziati, si introdusse un’accisa sui carburanti di 99 lire.
Terremoto dell’Irpinia 1980
Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 mise in ginocchio la provincia di Avellino, uccidendo 2.914 persone. Per far fronte a questo disastro il governo stanziò importanti sovvenzioni, e aggiunse altre 75 lire per ogni litro di benzina.
Missione in Libano 1982
Nel 1982 gli israeliani invasero il Libano nel tentativo di sradicare la presenza armata palestinese arrivando fino a Beirut. Si mobilitò anche l’Italia con 519 uomini, che però non evitò sanguinosi attentati alle proprie basi e costò 205 lire al litro agli automobilisti italiani.
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Missione in Bosnia 1995
Nel dicembre 1995, la NATO si affiancò alle forze ONU in un’operazione di peacekeeping in Bosnia-Erzegovina. La missione, finanziata anche da una nuova accisa sui carburanti di 22 lire, durò fino al 2004.