Gli storici, negli anni scorsi, hanno cercato di ridimensionare l’impatto della peste giustinianea, ossia dell’ondata di peste bubbonica che investì l’Europa nel VI, nel VII e nell’VIII secolo d.C.. Alcuni ricercatori, infatti, hanno ipotizzato in base allo studio delle fonti che questa epidemia fosse paragonabile per effetti ed esiti a una forte influenza. Nulla di più. Un nuovo studio confuta questa teoria: la peste giustinianea fu sul serio devastante.
Quanto fu grave la peste giustinianea?
Uno studio dell’Università di Cambridge mette a tacere gli scettici che hanno sottovalutato l’impatto della peste giustinianea, ovvero dell’ondata di peste bubbonica che sconvolse i Paesi mediterranei, la Germania, la Scandinavia e l’Inghilterra dal VI all’VIII secolo d.C.. Leggendo con più attenzione i testi antichi e basandosi su recenti scoperte genetiche, gli archeologi affermano che la peste sorta nel VI secolo in Europa fu un’epidemia molto grave: quasi una pandemia. Le nuove ricerche ridisegnano anche la mappa del contagio. Il batterio non si sarebbe diffuso prima nel Mediterraneo ma in Inghilterra.
Per la storiografia classica la peste giustinianea è la prima epidemia conosciuta di peste bubbonica nella storia dell’Eurasia occidentale. Sappiamo che colpì il mondo mediterraneo in un momento cruciale allorquando l’imperatore Giustiniano stava cercando di ripristinare il potere imperiale romano. Secondo molti storici, però, la letalità di questo morbo fu bassa ed è sbagliato parlare di un’epidemia. Anzi, c’è chi sostiene che gli storici del passato abbiano ingigantito la questione. Nel 2019 alcune ricerche suggerivano che la prima peste bubbonica ebbe scarso impatto sul tessuto sociale ed economico romano occidentale. Le ultime tesi sostenevano che questo morbo non era dissimile dai nostri focolai influenzali. Come prova principale per sostenere questa lettura, si dice che se la peste bubbonica fosse stata una vera epidemia, l’Impero sarebbe collassato con essa.
Il nuovo studio
In un nuovo studio, pubblicato su Past & Present, il professor Peter Sarris di Cambridge ha provato che quella peste fu effettivamente grave. Fu Giustiano a saper arginare con accorte procedure sanitarie e politiche la crisi. Ma ciò non vuol dire che non fosse scoppiata un’epidemia.
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La fonte principale dell’epoca è lo storico Procopio. Costui stava scrivendo un’opera dedicata alla guerra contro i barbari, ma l’arrivo della peste bubbonica a Costantinopoli lo indusse a cambiare argomento. Si concentrò infatti sulle vittime e sulla geografia del contagio. Questo, secondo Sarris, non può essere un caso. La preoccupazione di Procopio è la preoccupazione di tutta la società dell’epoca. Lo storico ha anche notato una notevole riduzione del processo legislativo imperiale tra l’anno 546, nel momento cioè in cui la peste aveva preso piede, e il 565, l’anno della morte di Giustiniano. L’imperatore, infatti, era occupato in altre questioni: cercava di produrre misure per arginare le crisi e rispondere allo spopolamento indotto dalla peste. Giustiniano provò infatti a sostenere il settore bancario per non far affondare l’economia, impose controlli sui prezzi di prodotti di prima necessità e fece più volte menzione all’invio di un “castigo divino“. Inoltre, emise monete d’oro leggere: una svalutazione, per emergenza finanziaria. Forse la prima dell’impero.
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Il fatto che l’Impero romano non sia collassato in seguito a questa peste, secondo Sarris, non significa che il morbo non contagiò tantissime persone. Le prove archeologiche e filologiche, oggi, ci spingono a pensare che i romani d’Oriente e Occidente riuscirono a rispondere con fermezza e organizzazione alla crisi. Ecco perché l’Impero non implose.