Nell’antica mitologia indù il vetala (o baital) è un’entità paranormale che si aggira nei cimiteri e nei luoghi in cui è facile incontrare dei defunti. Si ciba anche dei vivi, succhiando il loro sangue, proprio come un vampiro, ed è caratterizzato da un corpo per metà umano e per metà pipistrello.
La leggenda del vetala indù
I testi indù parlano di mostri alti un metro e mezzo che abitano i cimiteri e riposano appesi agli alberi a testa in giù. Queste entità, mille e più anni fa, venivano chiamate vetala o baital. Per muoversi tra i vivi si impossessavano dei corpi dei morti trasformandoli in pipistrelli. Questa loro capacità di animare i cadaveri fa pensare agli zombi, ma in realtà il vetala è più simile a un vampiro. Infatti, è uno spirito che succhia il sangue dei giovani, alla continua ricerca di nuove prede. Esisteva anche un principe dei vetala, chiamato Baital, che alcuni testi sanscriti descrivono come un cavaliere che impugna una spada scintillante.
In realtà, non abbiamo a che fare con dei veri e propri mostri ma con degli spiriti che assumevano un aspetto mostruoso in quanto sfruttavano come veicoli i cadaveri in decomposizione. Una volta che il cadavere si era completamente consumato, il vetala doveva trovare un nuovo ospite. Anche il dio indù Shiva aveva qualcosa in comune con queste entità, tanto che uno dei suoi epiteti era Vethala. Il testo di riferimento per conoscere meglio queste figure è il Vetala Panchavimshati, una raccolta di racconti indiani sistemati nel XII secolo.
Come nasceva un vetala?
Secondo la tradizione, un vetala si genera quando lo spirito di un defunto non viene celebrato con un rito funebre adeguato. Incollerito con gli uomini, questo spirito viene sconvolto dalla volontà di vendicarsi dei vivi. Ecco perché, in antichità, quando si sospettava che un proprio parente o conoscente si fosse trasformato in un vetala venivano ripetuti i riti funebri. Le leggende parlano anche di vampiri più potenti, che si trasformavano in pishacha, ossia in demoni carnivori presenti sia nella mitologia buddista che in quella indù .
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Dato che queste entità si trovano sospese fra il mondo dei morti e quello dei vivi, i vetala non sono costretti dalla dimensione temporale, per cui sono dotati di chiaroveggenza. Ed ecco perché i maghi indiani, tuttora, cercano di catturare questi spiriti o dicono di averli sotto il loro potere.
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Anche se può sembrare alquanto strano, resiste un vivace culto dei vetala nella regione di Konkan. Ci sono infatti templi dedicati agli dèi Baital (o Betal) e Vetal. Altrove si adora la figura del semidio Shri Betal, come fratello di Shri Shantadurga. Così, accanto a molti templi consacrati a Shantadurga si notano tempietti in onore di Shri Betal. Ma gli induisti moderni separano i vetala della tradizione folkloristica (cioè il vampiro) dal semidio chiamato Betal.
Un’altra figura mitologica indù che sembra anticipare l’iconografia del vampiro è il bhuta, un demone notturno che dorme di giorno, in appositi spazi creati in templi e cappelle a lui dedicati. Poi c’è anche il rakshasa, di cui si parla negli antichissimi Rig Veda, un mutaforma, in grado di diventare lupo o anche bellissima donna: anche questo un mostro assetato di sangue umano.