Il Colosseo è un luogo tanto celebre nel mondo quanto ancora ricco di miti irrisolti e di segreti. Moltissime aree dell’Anfiteatro Flavio sono chiuse ai turisti, e alcune sezioni sono ancora ignote agli stessi archeologi. Sotto questo monumento, come in molti sanno, si apre l’ipogeo: un vero e proprio labirinto, con corridoi, tunnel segreti, stratificazioni di epoche remote, cave e bacini d’acqua. Ecco alcuni dei segreti meglio custoditi sotto il Colosseo.
Sotto l’arena ellittica dell’anfiteatro si apre un primo strato di ambienti dedicati ai gladiatori, alle macchine utili agli spettacoli, ai montacarichi (ottanta in tutto) e al ricovero degli animali feroci. Una vera e propria cittadella ipogea dove ogni spazio era sfruttato in funzione della messinscena sull’arena. L’asse principale di questo sistema sotterraneo è un passaggio lungo che si dirama in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Sempre sotto l’arena c’era il canale di ingresso dell’imperatore, il quale doveva essere scortato dalle guardie pretoriane senza essere visto dal pubblico. La ragione di questo passaggio segreto non dipendeva tanto una questione di sicurezza; la volontà era quella di far comparire a sorpresa l’imperatore sul palco. Per questo si usavano due tunnel, ancora presenti nelle viscere del monumento, e attualmente in fase di restauro.
Ma ci sono tante altre sorprese sotto il grande anfiteatro noto come Colosseo. Qualcosa di davvero inaspettato. Al di sotto della piattaforma in travertino sopraelevata rispetto all’area circostante, si notano le fondazioni in tufo. E al di sotto di questa roccia c’è il vuoto. In questo spazio compaiono dei piccoli laghi di acqua limpida e cristallina.
Per ammirare questi bacini bisogna scendere sotto il Celio, superando le fondamenta del convento dei padri Passionisti, laddove sorgeva il grande santuario dedicato all’imperatore Claudio.
Questi laghetti sotterranei si estendono per oltre due chilometri. Come sono nati? Gli archeologi pensano che siano stati creati dagli scavi in una miniera di tufo. Scavando questo colle, a partire dal IV secolo a.C., i Romani estrassero tufo e poi sale, fino a creare dei bacini profondi anche otto metri. Intaccando la falda, l’acqua si è riappropriata di quegli spazi, dando vita a dei laghetti calcarei di acqua purissima. Tali scavi hanno dato vita anche a stalattiti, tunnel naturali e artificiali, che si articolano in un sistema labirintico di forre, sentieri e grandi saloni di tufo.
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Secondo gli studiosi che l’hanno analizzata, quest’acqua è potabile e presenta una temperatura costante, che non supera i 10° C. Studi più recenti affermano che i laghetti sono alimentati da infiltrazioni, quindi il livello dell’acqua varia a seconda delle stagioni e delle piogge. Con la siccità, i più piccoli scompaiono, mentre i più grandi si riducono a pozzanghere.
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