Il modo di produrre energia cambia volto e il fotovoltaico ne è la prova, con la sperimentazione di installazioni su acque di laghi e canali di irrigazione. Ma quali sono i pro e i contro di questo nuovo approccio alla produzione di energia?
Il fotovoltaico: una soluzione vincente
Ci mancava la guerra in Ucraina per mandare il prezzo del petrolio e del gas a livelli stellari. Dopo due anni di pandemia lo scotto pagato era già di per sé alto e ora sta diventando proprio insostenibile! Come fare per trovare una soluzione efficace? Sicuramente quella di rendere il nostro paese meno dipendente dal gas naturale russo e dal petrolio arabo, e per far questo la parola d’ordine per il futuro sarà: autosufficienza energetica!
L’Italia si è già attivata nel dicembre del 2021, rimettendo in moto le centrali di carbone di La Spezia e Monfalcone in previsione di una limitazione delle forniture dai Paesi dell’est. In più, il nostro paese si sta muovendo sempre di più nella direzione delle energie rinnovabili come quella del fotovoltaico. Questo sistema presenta comunque delle pecche legate al loro impatto sull’ambiente. Per esempio:
- I pannelli fotovoltaici consumano suolo, nel senso che hanno bisogno di un certo spazio per essere montati.
- Sono complessi da smaltire.
- La loro installazione rischia di andare a discapito di altri utilizzi, come quello agricolo (se prendo suolo per il fotovoltaico lo tolgo, giocoforza, all’agricoltura n.d.r.).
Il fotovoltaico che galleggia
Proprio per ovviare alle problematiche citate in precedenza si stanno valutando nuove soluzioni, come quella del cosiddetto solare galleggiante. Questo prevede l’installazione del fotovoltaico come copertura di canali e bacini artificiali e, dal punto di vista tecnico, è anche di facile montaggio: basta, infatti, posare i pannelli su dei supporti di plastica in grado di galleggiare. Secondo gli esperti, gli effetti positivi di questa collocazione sono:
- Zero impatto sull’ecosistema locale, perché si installano su dei corsi d’acqua.
- Limitazione dell’evaporazione nelle zone di grande siccità.
- Riduzione del consumo addizionale di suolo.
- Grazie all’acqua che farebbe da refrigerante, viene abbassata la temperatura dei pannelli.
Dalle analisi fatte, si è poi visto che un impianto galleggiante rende il 15% in più rispetto a uno sulla terraferma, proprio grazie all’effetto refrigerante dell’acqua. Attualmente solo il 2% della produzione fotovoltaica mondiale avviene in impianti galleggianti, anche se la percentuale è sicuramente destinata ad aumentare.
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Ci sono effetti negativi?
Se, da un lato, le installazioni in acqua presentano ottime potenzialità dal punto di vista del rendimento, dall’altro presentano alcuni svantaggi con cui la tecnologia e l’ingegneria devono fare i conti. Nell’investimento bisogna prevedere dei costi di realizzazione decisamente superiori rispetto a quelli del fotovoltaico a terra. Altro punto critico delle installazioni in mare aperto è, sul lungo periodo, l’effetto corrosivo della salsedine che mette a dura prova la superficie dei pannelli e tutti i cablaggi utilizzati nell’installazione.
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In più, i galleggianti di plastica delle floating farm potrebbero degradarsi e rilasciare nell’ambiente le solite microplastiche; inoltre, la copertura in pannelli solari renderebbe inaccessibile vaste porzioni di superficie d’acqua a uccelli e altri animali, con tutte le conseguenze del caso. Nonostante i problemi elencati, la soluzione del fotovoltaico su acqua sembra promettente e non mancano gli esperimenti per svilupparla. Per esempio:
- In California un bacino per la raccolta delle acque reflue è stato ricoperto con pannelli fotovoltaici per un impianto da 5 megawatt di potenza.
- La Corea del Sud ha iniziato interessanti test sul bacino idroelettrico di una grande diga, arrivando a 41 megawatt.
- A Singapore l’azienda energetica Sunseap ha varato il primo impianto galleggiante del Paese in una baia ben riparata da mareggiate ed eventi avversi.