I viaggi spaziali non sono scampagnate. Producono sugli esseri umani, cioè sugli astronauti, effetti nocivi a livello fisico, psicologico e addirittura genetico. Si parla di un’anemia spaziale, una patologia che colpisce molti astronauti della Stazione Spaziale Internazionale. A preoccupare sono soprattutto le alterazioni genetiche. Sappiamo controllarle? Possiamo prevenirle?
In uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Genetics, alcuni ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL) rivelano quali sono i rischi più seri per la salute per gli astronauti. I viaggi nello Spazio profondo possono infatti distruggere il corpo e la mente e causare danni genetici importanti.
Secondo lo studio, lo Spazio modifica sensibilmente l’RNA all’interno delle cellule degli astronauti. Tutto ciò è confermato dai campioni esaminati. Quasi tutti gli astronauti studiati mostrano alterazioni genetiche. Che poi sono modificazioni tipiche di chi è costretto in un ambiente a gravità ridotta o è esposto alle radiazioni. Chi supera l’atmosfera, non dimentichiamolo, si espone a fortissime radiazioni solari. I ricercatori si sono concentrati su uno specifico acido ribonucleico, l’IncRNA, che è un sistema non codificante, cioè una classe ancora poco conosciuta e studiata, che non codifica proteine.
I campioni studiati provengono da diciotto astronauti che hanno viaggiato sullo Space Shuttle tra il 1998 e il 2001. Si tratta di campioni di sangue prelevati dieci giorni prima del lancio e tre giorni dopo il rientro sulla Terra. Il confronto mostra un cambiamento nella quantità di IncRNA. Questo cambiamento influenza direttamente i geni che vengono attivati o disattivati in importanti funzioni cellulari associate alla neurodegenerazione. Ma non solo. Questo acido ribonucleico modificato causa anche patologie del sistema cardiovascolare e mina la salute generale dei soggetti.
Sono ventisette i biomarcatori modificati durante la permanenza nello Spazio. Ma l’IncRNA è in grado di regolare un gran numero di geni. E dunque la scienza deve impegnarsi per comprendere meglio questi geni e trovare delle contromisure.
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Trovare i geni consentirebbe di identificare quali sono i soggetti a rischio e quali sono le terapie per impedire o limitare gli effetti negativi dello Spazio. Dobbiamo quindi capire chi ha bisogno di assumere medicine specifiche, chi deve cambiare dieta e chi, invece, deve fare più esercizio.
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Il laboratorio californiano LLLN lavora appunto da più di trent’anni nel settore della genomica, ed è specializzato nello studio sulla riparazione del DNA e nella ricerca degli effetti delle radiazioni ionizzanti. E ora, lavorando alle alterazioni genetiche subite dagli astronauti, inaugura un nuovo importante filone di studio e ricerca.
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