L’essere umano ricerca gli esopianeti nell’Universo già da tre secoli, ma solo dal 1992 ha imparato a riconoscerli con sicurezza. Oggi disponiamo di modelli di osservazione e di tecnologie telescopiche che ci permettono di rintracciare tanti giganti gassosi simili a Giove. Abbiamo invece difficoltà a trovare esopianeti rocciosi con dimensioni comprese tra quella di Nettuno e la Terra. Come mai?
La ricerca di esopianeti con dimensioni comprese tra Nettuno e la Terra
A oggi conosciamo quasi cinquemila esopianeti, rintracciati in più di tremilacinquecento sistemi. Su molti altri corpi stiamo ancora ragionando: non siamo sicuri che siano pianeti extrasolari. Per questo si parla di pianeti extrasolari confermati e di pianeti extrasolari controversi. Tutte queste scoperte arrivano da metodi di osservazione indiretta o da osservazioni al telescopio.
A causa dei limiti relativi delle tecniche di osservazione attuali, la maggior parte dei pianeti individuati sono giganti gassosi come Giove. Con difficoltà troviamo pianeti rocciosi massicci del tipo Super Terra. Ancora più arduo è trovare esopianeti dalle dimensioni più piccole, comprese cioè tra la massa di Nettuno e quella della Terra.
La nuova ricerca
Definiamo esopianeti quei pianeti extrasolari che orbitano intorno ad altre stelle lontane dal Sole. L’interesse umano è rivolto, ovviamente, a pianeti simili alla Terra per dimensioni e struttura. Meglio ancora se più piccoli: diciamo delle dimensioni di Nettuno. Questo perché pianeti simili sarebbero perfetti da colonizzare.
Solo negli ultimi mesi abbiamo capito come mai troviamo pochi esopianeti “piccoli”. Pare infatti che la radiazione stellare strappi via le delicate atmosfere di esopianeti leggermente più piccoli di Nettuno, lasciando dietro di sé i loro nuclei rocciosi e trasformandoli in mondi più simili alla Terra. Questa dinamica spiegherebbe perché è relativamente raro rilevare esopianeti di dimensioni comprese tra Nettuno e la Terra.
La velocità dei gas fornisce la prova che le atmosfere stanno fuggendo. Ecco cosa pensa Michael Zhang della California Institute of Technology di Pasadena. Nello specifico, l’elio osservato intorno a TOI 560.01 si muove a una velocità di venti chilometri al secondo. Mentre l’idrogeno intorno a HD 63433c pare muoversi a una velocità di cinquanta chilometri al secondo.
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La gravità di questi pianeti simili a Nettuno non è abbastanza forte da trattenere un gas così rapido. Dunque, l’entità dei deflussi attorno agli esopianeti indica che sta avvenendo una fuga di atmosfere. Secondo lo studio, il bozzolo di gas attorno a TOI 560.01 è almeno tre volte e mezzo più grande del raggio del pianeta. Invece, il bozzolo attorno a HD 63433c è almeno dodici volte il raggio del pianeta.
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Questa scoperta è fondamentale per comprendere meglio lo sviluppo degli esopianeti. In pratica, gli astrofisici hanno imparato ad aspettarsi l’inaspettato. Questi corpi sorprendono gli scienziati con una nuova fisica che va oltre ciò che osserviamo nel nostro Sistema Solare.