Da quanto tempo l’essere umano è alla ricerca di tracce degli alieni nell’Universo? Al di là del diffuso movimento d’interesse chiamato ufologia, da quanti anni la scienza si applica con ricerche serie allo studio di possibili prove sull’esistenza di extraterrestri? Le prime ricerche cominciarono nell’Ottocento. Dunque l’uomo ricerca la presenza degli extraterrestri da più di duecento anni!
Duecento anni di ricerca degli extraterrestri
Proprio così: ricerchiamo con metodo scientifico la presenza degli extraterrestri da più di duecento anni. E quanti passi in avanti abbiamo fatto in questo campo finora? Zero, più o meno. Ma qualche indizio importante lo abbiamo comunque raccolto, altrimenti la ricerca si sarebbe fermata da decenni.
Nell’Ottocento, gli scienziati credevano che anche gli altri pianeti del nostro Sistema Solare fossero abitati. Esistono infatti pubblicazioni accademiche e scientifiche che ragionano sulla possibilità di un’interazione fra terrestri e marziani o venusiani. Ci sono anche trattati teologici che si domandano se sia il caso di convertire gli alieni al cristianesimo… L’astronomo Camille Flammarion era uno dei più convinti sostenitori della presenza extraterrestre: fu il primo a sostenere che gli alieni dovessero essere completamente diversi da noi uomini.
I canali di Marte e il meteorite ALH 84001
Quando nel 1877 Schiaparelli scoprì i canali di Marte, alcuni astronomi, come il noto Percival Lowell, credevano che fossero opere artificiali, quindi prove della presenza di una civiltà intelligente su Marte. Sempre a fine Ottocento nacque l’ufologia, la pseudoscienza, che analizza il fenomeno degli oggetti volanti non identificati.
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Una svolta essenziale nell’esobiologia, ovvero nella scienza sperimentale che si occupa della vita extraterrestre, c’è stata con la scoperta all’interno di un meteorite proveniente da Marte (ALH 84001) di una struttura fossilizzata con residui metabolizzati. Secondo gli astrofisici queste sostanze apparivano come il prodotto dell’azione di batteri. All’inizio degli anni ’00, il geologo Bruno D’Argenio e il biologo molecolare Giuseppe Geraci scoprirono in alcuni meteoriti dei batteri. Organismi rimasti immobili e inattivi per più di due miliardi di anni nelle rocce, che una volta estratti si sarebbero risvegliati e riprodotti. La scoperta oggi è ritenuta poco credibile: pensiamo che il materiale si sia contaminato sulla Terra e che i batteri siano quindi terrestri.
Alla ricerca di tecnofirme
Negli anni ’60 del Novecento è nato il progetto SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence). A promuovere questa ricerca è stato dell’astronomo Frank Drake, con lo scopo di cercare forme di vita intelligenti fuori dal Sistema Solare. Il SETI utilizza radiotelescopi per rilevare eventuali messaggi provenienti da altre civiltà. E queste ricerche sono quasi tutte finanziate da privati. Ci sono le cosiddette targeted search, cioè le osservazioni accurate di specifici target. Poi si usa il serendipity mode, dove, in pratica, si colloca un ricevitore presso un radiotelescopio che sta compiendo altre ricerche. E poi c’è l’O survey, ovvero l’esplorazione uniforme di tutto il cielo.
Gli ultimi studi a livello astronomico puntano alla ricerca delle cosiddette tecnofirme, ovvero di testimonianze di civiltà tecnologicamente avanzate. Si sondano con grandi telescopi tutti i sistemi di esopianeti al centro della Via Lattea od oltre, alla ricerca di segnali radio a bassa frequenza… Ma finora non ne è venuto fuori nulla.
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Le ricerche più importanti sono state compiute con il Murchison Widefield Array (MWA), un potentissimo telescopio australiano. I ricercatori hanno scansionato oltre tre milioni di stelle e non hanno mai trovato nulla. Da duecento anni ricerchiamo gli extraterrestri, ma continuano a sfuggirci!