La scienza partecipata cerca supporto nei non specialisti, per poter portare a termine esperimenti e ricerche su ampia scala. Nel campo dello studio dell’inquinamento acustico, una ricerca partecipata ha permesso di misurare il rumore esterno che giunge nelle abitazioni degli italiani. In che modo? Grazie a uno smartphone e a un protocollo in grado di analizzare l’associazione tra i livelli sonori misurati, il comfort individuale e i fattori sociali e ambientali del contesto sonoro di riferimento.
I risultati dello studio, a cura dell’Istituto nanoscienze e dall’Unità comunicazione e relazioni con il pubblico (UCRP) del CNR e di vari istituti clinici, sono stati pubblicati su PlosOne. L’idea è stata quella di sfruttare lo smartphone per misurare il rumore ambientale sul territorio nazionale. L’inquinamento acustico, infatti, non deve essere soltanto misurato in termini assoluti e quantitativi: va anche associato alla valutazione soggettiva del benessere acustico nel momento della misurazione. Un rumore molto forte, per intenderci, può essere meno fastidioso di un rumore che produce meno decibel.
Questo protocollo sperimentale permette dunque di misurare il rumore e il fastidio collegato all’inquinamento acustico con semplicità e in anonimato. I volontari raccolgono dati con i loro smartphone e poi li inviano a un team di ricercatori ed esperti di comunicazione della scienza dell’Istituto nanoscienze (NANO) e della Unità comunicazione relazioni con il pubblico del CNR. L’iniziativa, in realtà, costituisce il secondo esperimento di scienza partecipata dopo quello realizzato sulla misurazione della luce intrusiva. Il tutto rientra nelle attività scientifiche legate al progetto curato dal CNR chiamato #Scienzasulbalcone.
Anche per questo studio sull’inquinamento da rumore ambientale, il CNR ha voluto coinvolgere il numero più alto possibile di volontari, in accordo con il concetto di Citizen science, o come diciamo da noi: scienza partecipata. In un solo mese il team ha ricevuto più di mille misurazioni.
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Ogni volontario ha raccolto questi dati dalla propria abitazione, attraverso una app sullo smartphone. Prima di ogni misurazione il protocollo prevede una “misura del silenzio”, cioè la misura del livello sonoro nel luogo e nel momento più silenzioso a finestre chiuse, per poter calibrare le registrazioni. Questo lavoro è stato possibile grazie a un lavoro svolto in laboratorio. Una fase preliminare con cui poter processare le registrazioni di rumore grezze per ogni modello di dispositivo.
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Il protocollo sperimentale ideato dai ricercatori è ripetibile e riadattabile. Secondo il CNR qualsiasi altro gruppo di scienziati può ripetere l’esperimento e nel caso migliorarlo. L’inquinamento acustico può comportare gravi problemi per la salute. Causa stress, problemi cardiovascolari e disturbi del sonno. Attualmente, il livello di rumore medio nel mondo è di cento decibel. Un valore doppio rispetto al massimo stabilito dall’OMS per le aree residenziali.
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