La guerra promossa dalla Russia in Ucraina comporterà conseguenze a livello globale, e non solo. L’eco degli attacchi in Donbass giunge fin nello Spazio. La NASA e l’ESA potrebbero infatti limitare o addirittura interrompere ogni collaborazione con la Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, e i russi potrebbero abbandonare i progetti in corso per protesta o rappresaglia. Alcune decisioni sono già state prese, altre sono in sospeso. Come si comporteranno le agenzie spaziali? Cancelleranno i lanci e i progetti di collaborazione? E la Roscosmos subirà in silenzio le gravi sanzioni previste?
La guerra in Ucraina e i piani futuri della Roscosmos
La Roscosmos è coinvolta in numerosi programmi spaziali congiunti: collabora con l’ESA (agenzia spaziale italiana) e con la NASA in diverse missioni. In più, i russi lavorano da anni alla sicurezza della stazione spaziale internazionale. Ora, però, la guerra in Ucraina sta mettendo a dura prova questa cooperazione. I Paesi della NATO vogliono estendere le sanzioni che hanno già colpito lo Stato russo anche alla Roscosmos. Quali saranno le prime ricadute di queste sanzioni sulla ricerca spaziale?
Per ora, a muoversi sono i russi. In risposta alle sanzioni americane ed europee, l’agenzia spaziale russa ha già richiamato i suoi ingegneri e i suoi tecnici dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese. Inoltre, i russi hanno annunciato che sospenderanno le operazioni missilistiche Soyuz e le altre missioni spaziali che si stavano appunto svolgendo in quello spazioporto. I tecnici hanno lasciato a terra due satelliti del sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile Galileo. Viene quindi annullato il lancio previsto per il 5 aprile 2022?
Ormai era dal 2000 che la Roscosmos collaborava senza problemi con l’ISS. Il 31 ottobre 2000, la navicella spaziale Soyuz decollò per la prima volta dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan per portare sulla stazione spaziale internazionale il comandante della Expedition One William Shepherd della NASA e i cosmonauti Sergei Krikalev e Yuri Gidzenko. Da quel momento in poi sull’ISS ci è sempre stato qualche cosmonauta russo.
Il direttore Dmitry Rogozin pronto a una nuova guerra fredda spaziale
Rogozin, il direttore generale dell’agenzia spaziale russa, non sembra per nulla spaventato dalle sanzioni occidentali. Anzi, prova a minacciare la NASA ribadendo che senza il controllo russo l’ISS potrebbe crollare da un giorno all’altro sulla Terra. Per Rogozin la Russa potrebbe annullare tutti i prossimi viaggi del nuovo razzo Soyuz e lasciare “a piedi” astronauti americani ed europei.
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Ma cosa comporterebbe per la ISS se i russi volessero davvero smettere di collaborare? Sarebbe senza dubbio gravissimo, dato che il segmento russo della stazione si occupa della guida e della navigazione del complesso. In più, i velivoli da carico Russian Progress garantiscono le spinte verso l’alto utili a regolare l’orbita della struttura e a prevenire che non affondi troppo in basso nell’atmosfera terrestre.
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Insomma, se la Russia togliesse il suo appoggio, la ISS potrebbe davvero precipitare in pochi mesi. Non possiamo permetterci un simile rischio. Anche perché abbiamo già stabilito i piani per la dismissione e lo smantellamento del complesso nel 2028. La NASA, il primo marzo 2022, ha fatto comunque sapere che intende portare avanti la collaborazione con la Russia a bordo della stazione spaziale internazionale. Quindi, almeno per gli americani, sarebbe confermato il rientro a Terra dell’astronauta americano Mark Vande Hei con la capsula russa Soyuz, con un volo previsto il trenta marzo insieme a due colleghi russi.