La Centrale Santa Radegonda è un luogo storico e simbolo di Milano. Questa centrale, inaugurata nel 1883 è stata di fatto la prima centrale termoelettrica italiana e la prima dell’Europa continentale. Non la prima centrale europea o mondiale, dato che già esistevano le centrali di Holborn a Londra (inaugurata l’anno prima, nel 1882) e di Pearl Street a Manhattan (sempre risalente al 1882).
La costruzione della centrale si deve all’iniziativa di Giuseppe Colombo, un grande uomo risorgimentale: filosofo, matematico e ingegnere milanese. Da sempre appassionato di elettricità, Colombo provò già nel 1877 a installare a piazza Duomo un grande faro da lui progettato. Ma l’esperimento non fu apprezzato dai milanesi. Qualche anno dopo Colombo si appassionò alle Candele Yablochkov e ad altre macchine dinamoelettriche (Siemens). Durante un viaggio di studio negli Stati Uniti, Colombo analizzò di persona le invenzioni di Thomas Edison e riuscì poi a convincere il Comune di Milano a costruire una centrale elettrica. La città istituì una società per la costruzione e la gestione della centrale, che fu chiamata su consiglio di Colombo Comitato per l’Applicazione dell’Elettricità “Sistema Edison“. Ancora oggi, quindi, la società Edison deve il suo nome a Colombo.
La centrale sorge a circa cinquanta metri dal Duomo di Milano su una piccola zona occupata da un edificio ecclesiastico abbandonato e poi trasformatosi in teatro, tra via Santa Radegonda e via Agnello. L’edificio abbattuto era un monastero dedicato a santa Radegonda, appunto, risalente al IX secolo, dismesso nel 1782. Nell’Ottocento questo monastero era diventato sede del teatro di Santa Radegonda, chiuso due anni prima che Colombo lo facesse abbattere.
L’impianto entrò in funzione il 28 giugno 1883, prima con tre, poi con quattro generatori elettrici del tipo Edison. Ma nella seconda metà dell’anno gli ingegneri vollero ampliarlo fino a sei generatori. La potenza extra era necessaria per illuminare il Teatro alla Scala di Milano. L’illuminazione elettrica nel noto teatro fu accolta quasi con sospetto: si credeva che la luce artificiale potesse distruggere la “magia” del teatro. In realtà, era importantissimo mettere in sicurezza i teatri convertendoli all’illuminazione elettrica, dato che c’erano stati moltissimi incendi devastanti, come nel caso del Ringtheater di Vienna. Grazie ai sei generatori, la centrale milanese era la più potente d’Europa.
Solo due anni dopo, la centrale di Santa Radagonda perse di nuovo il suo primato. La richiesta di elettricità era tale da rendere i generatori utilizzati pochi e obsoleti. Colombo volle allora installare altri otto generatori Thomson-Houston in aggiunta ai sei generatori Edison. I vecchi generatori erano usati per dare corrente alle lampade ad arco di carbonio della città, i nuovi funzionavano per il Teatro e gli edifici adiacenti.
Nel 1898, in un edificio attiguo su via Agnello, la società denominata Sistema Edison installò dei convertitori per trasformare in corrente continua la corrente alternata proveniente dalla nuova centrale idroelettrica di Paderno. I tecnici installarono le batterie anche nei locali della Centrale di Santa Radegonda per coprire i picchi di carico. Questa nuova energia alimentò sia la rete tranviaria che la rete in corrente continua di tutto il centro cittadino. Solo in casi di richiesta extra, i tecnici accendevano la centrale termoelettrica di Porta Volta. A questo punto, la centrale milanese poteva permettersi anche di vendere l’energia in surplus all’Austria, alla Francia e alla Germania. Dunque per pochi anni, l’Italia è stata esportatrice di energia!
La Centrale ebbe comunque vita breve. Già nel primo Novecento non riusciva più a fornire l’energia richiesta. Fu demolita nel 1926 e al suo posto fu costruito il cinema Odeon. La città di Milano ha posto una targa commemorativa nel 1983 sul luogo in cui sorgeva l’edificio, in occasione del centenario dell’avvio della centrale.
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