Ma come fanno gli Inuit a sopravvivere in zone così fredde e inospitali? E perché questo popolo si è adattato così bene alle gelide coste della Groenlandia, del Canada e dell’Alaska? Secondo la scienza la resistenza del popolo inuit alle basse temperature dell’Artico dipende da adattamenti genetici. O meglio, da un’eredità antica: quella degli uomini di Denisova.
Inuit, gli adattamenti genetici che permettono al popolo di sopravvivere al freddo
Parliamo di piccole modifiche genetiche di carattere evolutivo che hanno cambiato il metabolismo degli inuit, e non solo. A cambiare è anche il loro aspetto. Gli Inuit vivono costantemente sotto zero. In inverno, in Groenlandia, si arriva a meno cinquanta gradi. Ma per la popolazione inuit non è un problema. Sono abituati a stare a contatto con ghiaccio e neve. Le loro case, gli igloo, sono fatte di ghiaccio, e non hanno riscaldamento. Come riescono a sopravvivere?
Secondo la scienza alcuni adattamenti genetici hanno mutato per sempre il loro metabolismo e anche il loro aspetto. Il naso alto e stretto, tipico dell’inuit, è un espediente evolutivo, che permette all’individuo di scaldare l’aria in ingresso. La bassa statura è utile per disperdere meno calore. Gli antropologi pensano addirittura che queste caratteristiche fisiche siano state ereditate da un gruppo di ominidi vissuti fra i settantamila e i quarantamila anni fa: gli uomini di Denisova.
I geni preistorici che combattono il freddo
Gli uomini di Denisova sono ominidi assai misteriosi. Abbiamo trovato pochissime loro tracce, perlopiù nei Monti Altaj in Siberia. Hanno un 4% del corredo genetico in comune con i Sapiens. Quindi alcuni ricercatori tendono a credere che sia stata possibile un’ibridazione fra questi ominidi e i Sapiens africani. Sappiamo che erano particolarmente resistenti al freddo. E ora una ricerca dell’Università di Copenhagen ha scoperto che parte del loro genoma è stato ereditato dal DNA degli attuali inuit. Cioè, se confrontiamo il DNA di un inuit con quello di un Neanderthal e con un denisoviano, ci accorgiamo che le similitudini sono tutte con questo secondo ominide. In particolare, i ricercatori hanno isolato due geni: TBX15 e WARS2.
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Questi due geni permettono al corpo di generare molto calore bruciando grasso bruno. Quindi, anche al freddo gelido dei picchi siberiani, i denisoviani stavano più o meno a loro agio. E lo stesso vale per gli Inuit, che sostengono senza problemi le tempeste artiche. Tutti i discendenti diretti dei Sapiens, invece, non hanno questi geni, o li posseggono soltanto sporadicamente.
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Conosciamo abbastanza bene la genetica dell’homo di Denisova, mentre non sappiamo nulla sul suo aspetto e sulla sua “storia”. Quando nel 2010 i ricercatori hanno isolato e sequenziato il DNA nucleare dall’osso del dito del Denisova, hanno compreso che questo ominide presentava un basso tasso di contaminazione. Probabilmente gli uomini di Denisova e i Neanderthal hanno condiviso un ramo comune ancestrale che poi ha portato ai moderni esseri umani africani. Ma si tratta comunque di una parentela molto larga…