Spunta fuori un nuovo santuario risalente al Neolitico, databile ad almeno novemila anni fa. Gli archeologi lo hanno scoperto nel deserto della Giordania. Lo scavo è partito grazie al ritrovamento di un “aquilone del deserto”.
Il santuario neolitico della Giordania
L’antichissimo complesso rituale, risalente a novemila anni fa, è riferibile all’epoca neolitica e si trova nel deserto orientale della Giordania. I ricercatori lo hanno trovato individuando dapprima delle antiche trappole, chiamate “aquiloni del deserto“, che secondo l’antropologia classica servivano a convogliare il bestiame (nel caso specifico gazzelle) verso un macello. Viste dall’alto, queste strutture assomigliano ad aquiloni, ed ecco spiegato da dove deriva il nome. Ma in realtà si tratta di due muri inizialmente paralleli in pietra, larghi mezzo metro e lunghi anche centinaia di metri, che convergono verso lo stretto ingresso di un’area recintata. Qui i neolitici rinchiudevano interi branchi di animali selvatici. Queste strutture sono sparse un po’ ovunque nel sud-ovest e nell’Asia centrale, ma ne abbiamo trovate anche in Africa.
Nel santuario si rivelano due grossi monoliti scolpiti con figure umane accanto a rappresentazioni dell’aquilone del deserto. Gli archeologi hanno anche trovato moltissime conchiglie marine, un focolare e un antico modellino della tonnara.
L’importanza dello scavo
Siamo di fronte a un sito unico nel suo genere e in ottima conservazione. In pratica è quasi del tutto intatto. Lo scavo, coordinato dall’archeologo giordano Wael Abu-Azziza, in collaborazione con l’Istituto francese del Vicino Oriente, potrebbe donarci nuove informazioni su una cultura ancora sconosciuta, probabilmente progenitrice delle tradizioni tribali beduine. Tutte le decorazioni del santuario rimandano a un forte simbolismo e a un’impalcatura “religiosa” di cui, purtroppo, sappiamo e capiamo ancora poco.
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Il fatto che gli aquiloni del deserto abbiano indicato la via per il ritrovamento del santuario ci fa pensare che queste trappole fossero centrali nella vita neolitica. Laddove gli antichi cacciatori-allevatori riuscivano a catturare molte prede si sviluppavano delle città, dei centri religiosi e civili. Esistono ricerche che affermano che questo sistema di caccia avrebbe potuto contribuire all’estinzione di molte specie. I neolitici, in pratica, erano così bravi a catturare animali con queste trappole da decimare numerose specie.
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Come dicevamo, questa regione desertica della Giordania è stata abitata per migliaia di anni da tribù beduine. Ci sono già cinque siti in zona protetti del patrimonio mondiale dell’UNESCO, il più famoso dei quali è ovviamente Petra, ossia la città scavata nella roccia di arenaria rossa dai Nabatei nel IV secolo a.C.. Ma il ritrovamento recente è parecchio più antico.