Che cos’è il singhiozzo? E come si sviluppa? Studiare il singhiozzo, per la scienza medica e biologica, è un affare davvero complicato. Di fatti, è difficile provocare questo meccanismo involontario. Non si può chiedere a un soggetto di singhiozzare a comando né si possono mettere in campo strategie per indurlo…
Il singhiozzo, il cui nome scientifico è singultus, è una contrazione involontaria. I medici lo chiamano strattone mioclonico. Interessa il diaframma e coinvolge un arco riflesso. Cosa significa? Che quando arriva il singhiozzo il suo riflesso provoca una forte contrazione del diaframma che blocca per qualche secondo le corde vocali. Da ciò si produce il caratteristico suono. Quell’hic con cui prendiamo in giro gli ubriaconi. Con ritmo costante e ripetuto, il singhiozzare diventa quasi sempre un attacco, ossia una serie estesa di contrazioni. Nulla di grave… Si risolve da sé, oppure bastano alcuni rimedi casalinghi. In casi molto rari, il singhiozzo non passa mai (il cosiddetto singhiozzo intrattabile), che può durare anche un mese. E allora c’è bisogno di un trattamento medico più serio. Succede anche che un singhiozzo troppo forte provochi un infarto al miocardio.
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Dicevamo che lo studio del singhiozzo è davvero complicato. Ancora oggi non conosciamo le origini di questo impulso. E non sappiamo neanche come intervenire per bloccarlo. Sappiamo che il singhiozzo colpisce tutti, piccoli e vecchi. Anzi, anche i feti singhiozzano nell’utero materno. Ma più cresciamo più il singhiozzo diventa frequente. I vecchi, insomma, singhiozzano più dei giovani. In termini statistici, gli uomini hanno maggiori probabilità di singhiozzare per lunghi periodi. Ah, pure i cani possono avere il singhiozzo…
Da cosa può nascere il comportamento involontario detto singhiozzare? Ingoiare aria sembra la causa principale di questa contrazione. Ma potrebbe influire anche un reflusso gastroesofageo. Chi mangia troppo in fretta o beve bevande gassate è di norma più soggetto ad attacchi. Possono esserne causa anche alcuni cibi piccanti e il pane troppo secco. Chi soffre di ernia iatale può subire un singhiozzo prolungato. Anche chi consuma alcolici in abbondanza od oppiacei sviluppa questo comportamento. E poi… E poi c’è il ridere. Quando ridiamo troppo, ci scappa il singhiozzo!
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Da un punto di vista evoluzionistico, questo comportamento potrebbe derivare dall’esigenza di facilitare un maggiore consumo di latte nei giovani mammiferi. Un poppante deve coordinarsi per respirare e deglutire, anche se spesso ha la bocca occupata e il naso appiattito contro il corpo della madre. Per questo è necessario che il corpo eviti di inghiottire troppa aria, togliendo spazio ai nutrienti del latte. Secondo questa teoria, una bolla d’aria nata nello stomaco potrebbe stimolare un riflesso che porta l’esofago e il diaframma a rilassarsi e a chiudere le corde vocali, per impedire che altra aria entri nei polmoni. Pare, ma non ne siamo sicuri, che funzioni un po’ come un rutto. Il nostro corpo sa aspirare l’aria dallo stomaco riportandola nell’esofago, che poi esce dalla bocca sotto forma di rutto o di singhiozzo.
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