Da parecchi anni degli astronomi stanno analizzando i dati raccolti dal Murchison Widefield Array per captare segnali a bassa frequenza dallo Spazio. L’idea era quella di registrare qualche trasmissione aliena, cogliere la risonanza di qualche attività artificiale extraterrestre…
Si sono applicati molto, i tre scienziati che hanno utilizzato il Murchison Widefield Array. E credevano davvero di poter captare trasmissioni aliene o prove dell’esistenza degli extraterrestri. Il Murchison Widefield Array è un gruppo di oltre quattromila antenne installato in un deserto dell’Australia occidentale.
L’ascolto di frequenze aliene attive intorno al centro della Via Lattea è andato avanti per molte ore. Per tutto questo tempo, gli astronomi hanno mantenuto le antenne concentrate su una precisa regione nello Spazio. Hanno ottenuto oltre sette ore di registrazioni. Poi si sono chiusi in laboratorio per mesi, scansionando i segnali di trasmissione alla frequenza di 155 MHz.
Tutti questi sforzi, indovinate un po’, non sono valsi a nulla. Non è sbucato fuori nessun messaggio alieno. Neanche mezza interferenza sospetta. E non era la prima volta che i tre occupavano le antenne del Murchison Widefield Array per le loro ricerche. Questa era la quarta sessione di una serie di studi a bassa frequenza per segnali alieni di trasmissione.
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E dire che ci si erano messi proprio d’impegno. Gli studiosi avevano organizzato una ricerca davvero ampia e approfondita. Una precedente scansione del cielo si era per esempio concentrata solo su trentotto esopianeti, monitorando segnali a bassa frequenza per due ore appena. Adesso invece i ricercatori avevano analizzato i dati raccolti da tre milioni di stelle.
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La nuova indagine includeva infatti i tre milioni e trecentomila stelle che fanno parte del The Galactic Nucleus Survey (GNS).
Tre sono le possibilità. Uno: gli extraterrestri usano altre frequenze. Due: gli extraterrestri non vogliono essere intercettati, e quindi utilizzano sistemi di protezione per obliare le loro trasmissioni. Tre: gli extraterrestri non ci sono, almeno nella nostra Via Lattea. Nonostante l’enorme portata dell’osservazione, le tre milioni di stelle circoscrivono una zona ridotta del cosmo.
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Il team non si vuole dare certo per vinto. La zona che hanno analizzato, spiegano, è molto “polverosa“. E questa polvere potrebbe aver oscurato possibili segnali provenienti da questa regione dello Spazio. La prossima volta, se sarà di nuovo concesso loro l’utilizzo del Murchison Widefield Array, dovranno registrare qualche ora in più di frequenze: nessun dubbio…
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