È ufficiale: META dovrà pagare una multa di 90 milioni di dollari per aver violato la privacy degli iscritti a Facebook. Secondo l’accusa l’azienda avrebbe tracciato gli utenti fuori da Facebook.
META ha accettato di pagare 90 milioni di dollari per chiudere una causa. L’accusa mossa alla società informatica era di aver violato la privacy dei propri utenti, tracciando i comportamenti e le ricerche fatte su internet anche dopo che essi si erano disconnessi da Facebook. La controversia originale fu sollevata con una class action nel lontano 2012. L’accordo rappresenta uno dei risarcimenti più cospicui nella storia dell’azienda. Gli avvocati del caso annunciano che l’accordo è uno dei dieci più grandi accordi sulla privacy dei dati nella storia degli Stati Uniti.
La questione è relativa alla violazione delle norme sulla privacy e sulle intercettazioni. Secondo la parte attrice, Facebook avrebbe tracciato indebitamente i suoi utenti. L’azione indebita sarebbe cominciata nell’aprile del 2010 e si sarebbe conclusa nel settembre del 2011. In questo modo Facebook ha indirizzato i suoi utenti su siti di terze parti attraverso un sistema di plug-in di registrazione e mediante il pulsante “mi piace” presente su queste piattaforme esterne.
Le clausole dei termini di servizio del social di Facebook (ora META) stabilivano che l’attività di profilazione si sarebbe interrotta nel momento in cui l’utente si fosse disconnesso dalla piattaforma. Chiudendo Facebook, l’iscritto doveva essere certo di non accettare più i cookie dell’azienda.
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Sembrava una causa persa. La class action aveva incontrato l’opposizione di Facebook. Così, la denuncia pareva desitinata a bloccarsi nel 2017, quando il giudice federale californiano rigettò il ricorso poiché i ricorrenti non erano riusciti a provare in modo sufficiente il danno patrimoniale patito a causa delle pratiche della società.
Con un colpo a sorpresa, la causa è stata riaperta, e adesso è arrivata la decisione di Zuckerberg di patteggiare. Capiamo meglio la questione… La class action sostiene che il plug-in del pulsante “mi piace” di Facebook, posizionato su altri siti web, potrebbe tracciare l’attività degli utenti lontano dalla piattaforma dei social media, anche se non interagiscono con i plug-in. Ciò sarebbe possibile attraverso l’uso di cookie, che tracciano i siti visitati dagli utenti e le loro interazioni. In pratica Facebook spiava cosa facevano su internet i suoi utenti, per capire quali siti visitavano, che video guardavano, quali cose acquistavano.
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Nella proposta di patteggiamento, la società META, guidata dall’amministratore delegato Mark Zuckerberg, ha accettato di cancellare tutti i dati “erroneamente raccolti” nel periodo compreso tra il 2010 e il 2011. In più la multinazionale pagherà 90 milioni di dollari agli utenti che hanno presentato un reclamo, al netto delle spese legali.
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