L’arca di Noè è una gigantesca imbarcazione costruita, secondo la Bibbia, su indicazione divina dal patriarca ebreo Noè per sfuggire al Diluvio universale. Con l’arca, il nostro Noè preservò dall’estinzione una piccola parte della specie umana (la sua famiglia) e tutti gli animali, salvando una coppia per ogni specie. Ma che cosa c’è di vero o di realmente storico in questo straordinario racconto?
L’arca di Noè, dal mito alla storia
Il racconto dell’arca costruita per scampare al diluvio non è un’invenzione biblica. Un analoga narrazione compare nell’ambito dell’Epopea di Gilgameš, e secondo gli storici della religione tale brano epico rimanda a contenuti orali diffusi nella mitologia mesopotamica. Da sempre, gli accademici si interrogano sui presupposti storici che avrebbero potuto dare ispirazione all’affascinante e immaginifico racconto dell’arca di Noè. E ovviamente si sono concentrati a lungo sulla veridicità del fenomeno chiamato Diluvio universale.
Il diluvio che sommerse il mondo intero è un tema ricorrente in tantissime culture. Oltre al racconto biblico dell’Arca di Noè, conosciamo per esempio la storia Indù Puranica di Manu, che parla di un evento assai simile. Attinenze si riscontrano poi nella storia di Deucalione nella mitologia greca e nell’Utnapishtim, ovvero nella già citata epopea di Gilgameš, e quindi nella mitologia babilonese. Conoscono il diluvio universale anche la cultura nordica norrena e quella celtica irlandese.
Nell’antico Egitto era noto il mito di Ra, che avrebbe inviato la dea leonessa Sekhmet a punire l’umanità per la sua eccessiva tracotanza. Per evitare che la divinità sterminasse tutti, Ra decise alla fine di sommergere la Terra con birra mista a ocra rossa: Sekhmet, scambiandola per sangue, se ne ubriacò e mise fine al massacro.
Il mondo fu davvero sommerso?
Secondo la scienza moderna una catastrofe del genere è da considerarsi materialmente impossibile. Il mondo, nel caso di un alluvione globale, non si sarebbe mai ripreso. Un simile cataclisma avrebbe messo fine alla vita, o comunque minato l’intero sistema biologico. In più, non esiste alcuna testimonianza geologica che ci faccia risalire a un’alluvione mondiale. In realtà, più cerchiamo, e più la geologia ci consegna soltanto prove opposte. È quindi più probabile pensare che il mito di Noè rimandi a un’alluvione circoscritta, magari relativa all’area mesopotamica.
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In effetti, alcuni storici credono che possa essersi verificata una grande alluvione in Mesopotamia in era neolitica. Il ricordo di questa tragedia, ingigantito attraverso le testimonianze orali, si sarebbe poi trasformato in mito. Altri archeologi credono che l’episodio biblico si ispiri invece a una catastrofica alluvione che interessò l’area dell’attuale Mar Nero intorno al 5000 a.C.
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La leggenda potrebbe anche essere servita a spiegare il ritrovamento di fossili di pesci in cima a rilievi montuosi. Da qui sarebbe sorto il mito dell’arca approdata in cima al monte Ararat. Ma quei fossili marini hanno un’altra spiegazione: sono lì per via della tettonica delle placche terrestri. Anche la CIA in passato si è occupata dei resti lignei che qualcuno crede esistano sul monte. Si parla in gergo di anomalia del monte Ararat. Secondo alcuni interpreti in cima al rilievo, fra i ghiacciai, sarebbero ben visibili i resti della grande arca. In realtà, abbiamo a che fare con una grande struttura rocciosa di forma ellissoidale. I mitomani ci hanno visto e continuano a vederci la carena di una nave… L’ipotesi che una nave di legno sia sopravvissuta, cioè rimasta indenne, per migliaia di anni all’interno di un ghiacciaio fu un po’ sorridere.