I bugiardi tendono ad assumere la gestualità dell’interlocutore da ingannare, si tratterebbe di una risposta inconsapevole di imitazione del nostro corpo
Attenzione. I bugiardi seriali sono dietro la porta. Si vestono da angeli, ma non perdono occasione per inventare storie e mentire spudoratamente. Spesso si tratta di soggetti con una personalità debole, che vogliono a tutti costi entrare nelle grazie del proprio interlocutore, che studiano la parte da recitare e falliscono spesso nell’interpretazione. Volendo far colpo, si sbaglia! I più scaltri – anche se spesso non lo ammettono – riescono subito a capire se si tratta o meno di una bugia. I pinocchi dei giorni nostri – lo dice la scienza – tendono ad assumere la gestualità dell’interlocutore che intendono ingannare. Insomma chi dice bugie imita i gesti altrui, lo dice la scienza! Loro non se ne accorgono, si tratta infatti di un atto compiuto in maniera inconsapevole.
Un puzzle ha svelato l’arcano e scovato i “pinocchi” della situazione
Un team di esperti ha pubblicato sul The Royal Society uno studio che evidenzia come chi mente tenda anche ad imitare la vittima di questo atto vile. La ricerca si è svolta somministrando un rompicapo da risolvere in soli 5 minuti ad alcuni giovani partecipanti. In comune accordo i ricercatori hanno affidato ai ragazzi un compito – soluzione di un puzzle – da finire in poco tempo arduo rispetto al tempo necessario per svolgerlo. Una delle ricercatrici ha rivelato agli studenti dove avesse nascosto la soluzione del puzzle e si è sincerata con loro di non fare menzione alcuna di questa “rea confessione“. Ovviamente tutto è stato studiato a tavolino e i risultati hanno portato alla scoperta dei “pinocchi” della situazione…
Non solo dice bugie, ma imitata pure! Oltre il danno, la beffa
Lo studio – attraverso una corretta strumentazione – ha rilevato come chi mentisse non si trovasse a proprio agio col proprio corpo e con la propria gestualità. Un non controllo dei propri movimenti che ha portato i mentitori ad imitare inconsapevolmente il proprio interlocutore.
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Coloro invece che erano stati onesti si muovevano in modo diametralmente differente: sicuri e calmi. Si legge sull’articolo scientifico che “le richieste cognitive dell’inganno lasciano nel bugiardo meno risorse per controllare il proprio comportamento sociale“. Insomma sarebbe più difficile controllare la propria ritmica rispetto ad attuare un piano di imitazione. Nel bel mezzo del mentire, il bugiardo è sottoposto a sforzo cognitivo perché deve sopprimere la propria reale conoscenza. La menzogna fa anche dilatare le pupille e comporta un “congelamento” improvviso delle persone che si stoppano in maniera incauta e incontrollata. Tendono ad evitare le tensioni assumendo un atteggiamento più “consono” e serio (che spesso porta solo ad un’esagerata mimesi ancora più falsata, simile a quella dei clown).
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Colui che dice menzogne appare goffo e poco coordinato, non riesce a mantenere lo sguardo fisso nell’interlocutore e soprattutto, nella maggior parte dei casi, racconta la il proprio discorso farraginoso imparato a memoria dalla conclusione, onde evitare di non riuscire ad arrivare all’epilogo desiderato. Come se non bastasse, emula la gestualità altrui. Insomma, l’occasione giusta per chiedere ai “pinocchi”: perché?