Da molti anni si discute sulla natura fisica del pyramidion della piramide di Amenemhat III a Dahshur. Il reperto è conservato presso il Museo egizio del Cairo, e secondo molti interpreti l’oggetto potrebbe rivelare infiniti misteri, a partire dal materiale con cui è stato forgiato.
Il pyramidion è la particolare cuspide piramidale monolitica che rappresentava l’apice delle antiche piramidi e di molti obelischi egizi. Secondo gli storici, questo elemento architettonico rappresentava la pietra sacra chiamata benben. Benben, nella mitologia egizia, era la collina primigenia che emerse dall’oceano primordiale del Nun. Su questa collina il dio grande creatore Atum generò se stesso e poi, con uno sputo e una masturbazione, la prima coppia divina (Shu e Tefnut). La sua forma era piramidale, ecco perché i principali edifici religiosi dell’antico Egitto hanno questo aspetto. Nei Testi delle piramidi, si parla spesso di Atum e della creazione della collina, che a causa del vento, si trasformò in una figura piramidale. Fra tutti i pyramidion che ci sono rimasti, il più intrigante è quello della piramide di Amenemhat III.
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Sulla piramide di Dahshur di Amenmhat III si è discusso per secoli. I primi egittologi, infatti, non riuscivano a comprendere di quale materiale fosse composto il pyramidion. Non sembrava un monolite scolpito in una pietra ordinaria. Il suo aspetto e la sua resistenza rimandano al ferro. Ma pensare che gli antichi Egizi avessero potuto scolpire e poi incidere il ferro sembrava impossibile… C’è chi ha ipotizzato che la pietra, caratterizzata da un colore nero brillante, potesse essere giunta sulla Terra tramite una meteorite. Quindi si parla spesso di una pietra spaziale, posta dagli Egizi, in cima alla piramide, tipo antenna, per dialogare con gli alieni…
Oggi sappiamo che i pyramidion, quasi tutti costruiti durante l’Antico Regno, erano ottenuti da materiali rari, come la diorite o il nero basalto. Erano pezzi scuri perché dovevano creare un forte contrasto policromo con il bianco calcare di rivestimento delle piramidi. Durante il Medio Regno gli egizi cominciarono a usare il granito e ad aggiungervi iscrizioni geroglifiche. Il pyramidon di Amenemhat III proveniente dalla piramide di Dahshur, conservato al museo del Cairo e decorato con geroglifici, non è in ferro, né in pietra spaziale. Chi lo ha analizzato ha capito che è fatto di granito molto scuro.
Sulla piramide di Dahshur sono nate negli anni moltissime leggende. La chiamiamo la piramide nera. Ma non era affatto scura (era in pietra calcarea). L’appellativo si deve per il suo aspetto attuale, ingrigito, e in decomposizione. Appare infatti come un cumulo di macerie. Ciò che ci interessa è che questa piramide fu la prima a ospitare sia il faraone defunto che le sue regine, e che possedeva uno dei pyramidion più belli dell’arte egizia.
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I veri misteri del reperto riguardano, a nostro giudizio, le decorazioni. Sui lati vediamo un disco solare alato e due urei. Tra le ali del sole si distinguono due occhi, che rappresentano Ra. Sotto sono incisi dei cartigli e delle oscure formule che secondo gli egittologi sono ricette per procurarsi la vita eterna.
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