La leggenda della spada nella roccia è un passaggio chiave delle narrazioni del ciclo arturiano. Tutti infatti conosciamo la storia della spada magica conficcata nel masso, spesso identificata con Excalibur, che fu poi brandita da re Artù. Ma c’è anche un’altra spada nella roccia che compare nella storia italiana. Una leggenda simile appartiene alla vita di san Galgano. E nella cappella di San Galgano, a Chiusdino, in provincia di Siena, sarebbe appunto conservata la spada magica…
La spada nella roccia di san Galgano
Dunque, alcune versioni della vita di san Galgano (che nacque intorno al 1150) parlano di una spada che fu conficcata in una roccia, allorché il santo decise di abbandonare la sua vita da cavaliere. Nella cappella di San Galgano, nel comune di Chiusdino in provincia di Siena, è tuttora conservata la spada che il santo avrebbe capovolto e infisso nella pietra. A voler essere pignoli, però, bisogna anche considerare che le più antiche fonti agiografiche non parlano di una vera e propria spada nella roccia, quanto di una spada conficcata nel terreno…
Fatto sta che l’abbazia di San Galgano e l’eremo di Montesiepi hanno conservato per secoli quella spada, che secondo la leggenda fu la prima e vera spada nella roccia. Alcuni storici pensano infatti che la leggenda arturiana possa essere nata come trasposizione oltremanica di quest’episodio della vita del santo. Ma è possibile che un aneddoto sulla vita di san Galgano (senza offesa: un santo minore) sia arrivata fino in Gran Bretagna?
Nelle vicinanze dell’abbazia si trova l’eremo di Montesiepi, anche detto Rotonda di Montesiepi, costruito dove il santo adagiò la capanna in cui trascorse gli ultimi anni di vita terrena. Anche qui si nota una relazione diretta, almeno terminologica, con la celebre tavola rotonda di Artù.
La vita del santo
Galgano nacque a Chiusdino da famiglia nobile (i Guidotti). Destinato alla vita cavalleresca, fu un giovane molto vivace e anche molto violento. Gli piacevano le guerre, i duelli, le donne e il bere. Poi un giorno gli apparve l’arcangelo Michele che gli ordinò di seguirlo. Galgano obbedì e si ritrovò su Montesiepi. Qui, preso da un irrefrenabile fervore mistico, il giovane cavaliere infisse la sua spada nella roccia, per trasformarla in una croce. Il gesto era fortemente simbolico: si trattava di dimenticare il proprio passato e di capovolgere il sistema di valori secondo cui aveva vissuto fino ad allora.
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Dal giorno seguente Galgano visse da eremita, sul monte. E lì morì. Dopo quattro anni dalla sua dipartita, nel luogo del suo eremitaggio, alcuni frati costruirono una cappella. I frati trovarono anche la lama, e non riuscirono ad estrarla: era avvenuto un miracolo.
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La versione popolare della storia afferma che già anni prima, quando Galgano era ancora in vita, tre monaci avessero provato a estrarre la spada per rubarla. Non riuscendo nell’intento avrebbero rotto la lama per invidia. Al suo ritorno il santo trovò la spada rotta e ne fu addolorato. Ma san Michele disse a Galgano di avvicinare l’elsa alla restante parte della lama. Galgano obbedì e gli elementi della spada si fusero nuovamente insieme.