La agoghé era il particolare regime di educazione diffuso a Sparta, che coinvolgeva ogni cittadino con età superiore ai sette anni. Era una disciplina molto, molto dura. E su questo non ci sono dubbi. Si pensa anche che gli spartani fossero parecchio crudeli con gli infanti. Conosciamo tutti le leggende sui neonati gettati dal monte Taigeto… Ma oggi gli storici pensano che si tratti di un falso mito. A Sparta non si trattavano male i bambini!
Sparta e l’educazione dei bambini
Alcuni studiosi stanno da anni cercando di confutare l’antica e diffusa credenza secondo cui Sparta fosse una città molto crudele con i bambini. In particolare, si cerca di spiegare che in Antichità non fosse affatto diffusa l’usanza di gettare dai monti i neonati o sopprimere gli infanti considerati deformi o deboli.
Il mito dice che i genitori dovevano presentare i nuovi nati ai cittadini più anziani e onorevoli. Questo gruppo esaminava i bambini. E se malauguratamente veniva fuori che il piccolo fosse deforme o malformato, lo si abbandonava in un luogo chiamato Apothètēs, un burrone presso il Taigeto. Oppure lo si buttava di sotto.
Era davvero così? I nati imperfetti, ossia gli storpi e i disabili, venivano abbandonati nelle foreste o gettati senza pietà giù dal monte Taigeto? Questa storia crudelissima è stata introdotta da Plutarco. Un passaggio chiave nella Vita di Licurgo, opera scritta nel 100 a.C., afferma che i neonati a Sparta dovevano passare l’ispezione degli anziani. Se erano prematuri, troppo piccoli, storpi o con difetti evidenti, venivano considerati inadatti alla vita e quindi condannati a morte. La storia ebbe successo e diffusione soprattutto durante il nazismo, che lesse in questo passaggio una conferma a sostegno dell’eugenetica. Ma siamo sicuri che Plutarco intendesse proprio che sotto Licurgo gli spartani fossero soliti ammazzare così dei bambini innocenti?
La nuova interpretazione
Sulla rivista di studi classici Esperia la professoressa Debby Sneeds, classicista della California University, ha sfatato finalmente l’infame mito che fa apparire gli spartani come dei crudeli infanticidi. La Sneeds ha compreso che Plutarco non parlava di usanze diffuse durante la dittatura di Licurgo ma di fatti presunti (cioè leggende) che sarebbero avvenuti sette secoli prima della sua nascita. Anzi, in altri racconti di Plutarco leggiamo di un altro re spartano molto basso di statura, claudicante e balbuziente che divenne un grande eroe di guerra, quasi a testimoniare l’indifferenza degli spartani verso i difetti fisici. In un altro testo, scritto intorno 400 a.C., un medico consigliava di accudire con maggiore attenzione i neonati disabili. Anche questo dettaglio testimonia che in Grecia i bimbi disabili non erano discriminati né ammazzati.
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L’archeologia, infatti, non ha mai trovato prove a conferma del mito del monte Taigeto. E gli archeologi non hanno mai trovato vittime infantili nemmeno ad Atene (dove si pensa che i neonati malformati venissero abbandonati nei boschi). Vicino all’Agorà di Atene, alcuni anni fa, dei ricercatori hanno scoperto quattrocento scheletri di neonati, ma nessuno di questi mostra segni d’infanticidio selettivo. Quanto ai reperti ossei scoperti nei secoli scorsi nel burrone del monte Taigeto, oggi gli antropologi sostengono che appartenessero a banditi, a prigionieri politici o a condannati a morte. Cioè ad adulti.
Mortalità e disabilità
All’epoca la mortalità infantile era altissima. Il 40% dei nati moriva dopo pochi giorni o subito. Anche per questo i Greci erano un po’ freddi con i bambini, tendevano a non affezionarsi sapendo che sarebbero potuti morire presto. Però, non erano crudeli, e non sopprimevano i bambini disabili. Anzi, in una sepoltura gli studiosi hanno trovato lo scheletro di un bambino di otto mesi affetto da idrocefalia, una condizione di accumulo di liquido spinale nella scatola cranica, allora mortale. Ciò significa che per otto mesi il piccolo era stato curato e nutrito.
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Gli antichi Greci, e quindi anche gli spartani, erano in generale sensibili al tema della disabilità. Ed erano più o meno rispettosi nei confronti degli infanti. In diversi luoghi della Grecia sono state trovate fiaschette con beccucci adatte a nutrire bambini con la palatoschisi. La palatoschisi è una diffusa malformazione genetica della bocca che provoca problemi di alimentazione e di linguaggio.